Sanremo e il Teatro Patologico: quando l'inclusione diventa spettacolo?

#sanremo2025
Non posso tacere sulla 3ª puntata di #sanremorai e sul #teatropatologico. La disabilità continua a essere trattata come un argomento da “emozionare” invece che da comprendere. È ora di smettere di usare narrazioni tossiche che riducono le persone con disabilità a esempi di coraggio o ispirazione per un pubblico normotipico. Serve competenza, sì, ma soprattutto ascolto: dare spazio alle voci delle persone con disabilità, senza filtri paternalistici, senza quel pietismo abilista che fa solo comodo a chi lo stima.

Inclusione non significa mettere una persona con disabilità davanti a una telecamera per far scendere una lacrima. Inclusione significa rappresentare la disabilità nella sua complessità, nei diritti, nella quotidianità, nell’autodeterminazione. È ora di smettere di raccontare le persone con disabilità come “eroi” o “ragazzi speciali” e iniziare a considerarle per ciò che sono: adulti, professionisti, cittadini, con competenze e bisogni diversi, ma con gli stessi diritti di tutti.

È il 2025. Non possiamo più accettare che si racconti la disabilità come un circo delle emozioni. Pretendiamo una comunicazione rispettosa e consapevole e i giornalisti che oggi stanno gridando al miracolo dell’inclusione su questa serata, mi fanno molta paura.

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