68 - Haruki Murakami - Kafka sulla spiaggia

Sono stato lontano da fb per un po’.
Ho nuotato.
Ho letto.
Ho mangiato tanto. Ho letto.
Ho pianto e riso, anche quando ho letto.
Ho parlato un sacco e letto a voce alta.
Ho giocato tanto coi mie figli.
Li ho ascoltati e ho letto per loro.
Ho incontrato tante parole, e ho scelto queste per tornare.
La tempesta non è passata, e io continuo a danzare e ad attraversarla.
Senza timore.
Voilà.


“Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l'andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell'alba. Perché quel vento non è qualcosa che arrivato da lontano, indipendente da te. E qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l'unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l'altro. Non troverai sole né luna, nessuna direzione, e forse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. Devi immaginare questa tempesta di sabbia. E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. È una tempesta metafisica e simbolica. Per quanto metafisica simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserà il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. È il tuo sangue, e anche sangue di altri.
Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprei neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato.”