Le donne dei Popoli | La memoria delle donne nei Popoli del Parco

Le donne che hanno abitato le valli del Parco non sono state semplici spettatrici della vita rurale; al contrario, le loro testimonianze ci permettono di riconoscerle come protagoniste vitali, ribaltando gli stereotipi che le relegano al solo ruolo di “angeli del focolare”. Le loro azioni si sono intrecciate strettamente con il territorio, nella gestione dello spazio domestico che si estendeva ben oltre le mura di casa, dilatandosi nel paesaggio e contribuendo alla sua produzione.

Per secoli la storiografia ha trascurato il contributo apportato dalle donne nei fatti della Storia, tanto che occorrerà aspettare le istanze avanzate dai movimenti femministi degli anni '60 e '70, l’emergere degli studi di genere e dei subalterni negli anni '80 del Novecento, per individuare le donne non solo in quanto soggetti della storia, ma anche come artefici della narrazione storiografica.

Nel contesto dei Popoli del Parco, oltre a gestire tutto ciò che oggi confluisce in quello che definiamo "lavoro di cura", come attività di assistenza legate all’igiene, alla cura dello spazio domestico e al nutrimento della persona; le donne erano parte di una rete di relazioni che si basava su un’economia di sussistenza e autosufficienza.

Vi erano poi ambiti prettamente femminili come la tessitura, una pratica indispensabile per rispondere alle esigenze quotidiane e che evitava di attingere ad altri redditi per le spese relative a vestiti, lenzuola, canovacci. Sarà poi durante i processi di industrializzazione che la manodopera femminile verrà impiegata nella produzione della seta e in tutte le sue fasi di lavorazione, dalla bachicoltura alla filatura nelle filande.
Le memorie delle donne dei Popoli del Parco sono storie di resistenza, di cambiamento e di un legame indissolubile con il territorio che ci circonda.

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