Dosso di San Rocco Val di Peio - Chiesetta e cimitero austro-ungarico
Автор: Renzo Manganotti
Загружено: 2018-07-28
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Peio (o Pejo) Trento - La chiesetta di San Rocco sorge in posizione isolata, a 1.600 metri di altitudine, fuori dal centro abitato di Peio Paese. Nel dosso su cui si eleva, detto appunto San Rocco, era localizzato un antico castelliere celto-retico; vennero infatti rivenuti in tale sito armi e suppellettili risalenti alla cultura celtica.
La chiesa, consacrata nel 1500, era luogo di pellegrinaggio, così come testimoniano gli Atti Visitali, in cui si legge che “in summitate fere montis posita supra Peium, quo solet devotionis ergo magnus excursus populi convenire et saepe in ea res divina peragitur”. Si trattava inizialmente di un semplice sacello; un voto popolare, fatto in occasione della grande moria di bestiame, grazie al quale il giorno di San Rocco sarebbe stato festeggiato ogni anno con rinnovata devozione, contribuì, insieme alla peste scoppiata nel ‘600, a far sì che la chiesa fosse rinnovata con l’aggiunta dell’aula nel 1646 ed arricchita con donazioni e lasciti.
Si sa inoltre che nel 1649 i visitatori ordinarono di “sbianchezzare” gli affreschi che impreziosivano l’abside dell’edificio sacro, contribuendo così a spogliare la chiesetta dei suoi attributi decorativi.
L’aspetto esterno della chiesa è alquanto singolare: appare infatti cinta da un muro merlato che in facciata ne costituisce il pronao. L’ingresso è preceduto da una tettoia in legno. La copertura della chiesa è in scandole; sulla sommità si erge una cella campanaria che sostituisce il campanile.
L’interno è ad una sola navata, con volte a crociera, cui si aggiunge il presbiterio quadrato, sempre con volata a crociera, nel quale è posto l’unico arredo della chiesa, ossia l’altare maggiore. Quest’ultimo è dedicato a San Rocco, la cui effige è posta nella specchiatura centrale: l’ancona è alquanto rovinata a causa dell’umidità del luogo. È stata attribuita, dalla Leonardi, alla bottega dei Bezzi.
Accanto alla chiesa si trova il monumento ai caduti a ricordo dei cento e più soldati di varie nazionalità che caddero combattendo o a causa delle valanghe sulle montagne della Val di Pejo e che qui furono provvisoriamente inumati.
Una grigia piramide di pietra, elevata nel 1916 porta sul suo apice l’aquila asburgica rivolta a monito verso i territori italiani, la terra di quello che allora fu il nemico dell'Impero Austroungarico... e oggi l'alta, slanciata piramide con l'aquila ammonitrice deve farci riflettere sulle tragiche conseguenze di una guerra che recò lutti e miseria immensi anche nella nostra valle e deve richiamarci all'impegno per la risoluzione pacifica di ogni conflitto. Attualmente il cimitero ospita i tumuli dei soldati imperiali emersi dai ghiacci del Piz Giumella a partire dall’agosto del 2004 e deceduti nelle battaglie più alte della Grande Guerra, durante gli insensati scontri per la conquista italiana e riconquista austriaca della cima del San Matteo nell'ultimissimo periodo del conflitto, nell’agosto e nel settembre 1918, proprio alla vigilia della cessazione delle ostilità .
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