Missione Hera, un anno di quiete dopo la tempesta

Spazio, ultima frontiera. Data astrale 7 ottobre 2025, giorno in cui la missione Hera dell’Agenzia spaziale europea compie un anno dal lancio.
È stato un anno tranquillo e divertente, ammettono gli operatori della sonda, e tutto è filato liscio. Ma ora che il veicolo spaziale si trova dall'altra parte del Sole, a mezzo miliardo di chilometri dalla Terra, il pensiero corre ai momenti convulsi del lancio. Una partenza al cardiopalmo che sarebbe meritevole di essere raccontata in #Houston, il podcast di Media Inaf che parla di spazio, atterraggi falliti, innovazioni disperate e soluzioni geniali.

Solo un anno prima, infatti, le cose apparivano molto diverse a Cape Canaveral, quando il team non era affatto sicuro che Hera sarebbe decollata.
“Quarantotto ore prima dell’orario previsto”, racconta il capo missione Ian Carnelli, “non avevamo ancora l'approvazione per il lancio, perché il lanciatore era a terra a causa di un'anomalia verificatasi alcuni voli prima. E stavamo ancora finendo di sistemare le coperture termiche, di caricare il programma di controllo e di risolvere qualche problema software dell’ultimo minuto”.
Ma il problema più grosso era che l'uragano Milton si stava dirigendo esattamente verso la base di lancio. Questo è stato l'uragano atlantico più intenso mai registrato sul Golfo del Messico e, secondo le previsioni meteo, era diretto dritto dritto verso Cape Canaveral.

Alle 6 di mattina del 7 ottobre 2025 pioveva a dirotto e le probabilità di lancio erano solo del 15 per cento. C’era da prendere una decisione, e il team di Hera ha valutato di portare comunque il razzo sulla rampa, perché l'uragano stava arrivando e quella era la loro ultima possibilità.

Rimandare non era un'opzione: Hera doveva allinearsi con Marte per una fondamentale manovra che avrebbe accelerato il viaggio della sonda verso il sistema doppio di asteroidi Didymos. Qualsiasi slittamento avrebbe ritardato la missione di anni: troppo tardi per l'obiettivo scientifico di Hera, ovvero verificare esattamente cosa fosse successo dopo che la sonda DART della NASA si era schiantata contro l'asteroide più piccolo Dymorphos nel 2022.

Alla fine, è successo quasi un miracolo. Mezz'ora prima dell’orario previsto per il lancio, una tempesta stava sì arrivando, ma abbastanza lontana da permettere l’attivazione della sequenza automatica per il decollo. E così, mentre l’uragano si avvicinava sempre più, il satellite era già saltato nello spazio.

A quel punto, l’azione si è spostata da Cape Canaveral al Centro europeo per le operazioni spaziali dell’Esa, in Germania, dove il team operativo ha preso il controllo, tirando infine un sospiro di sollievo quando l'acquisizione del segnale dallo spazio ha confermato che la missione era in perfetta salute.

Mentre Hera si allontanava, sono stati accesi gli strumenti della navicella spaziale, catturando immagini della Terra e della Luna. In questa occasione è stato eseguito anche il primissimo test della tecnologia di guida autonoma su cui Hera farà affidamento una volta arrivata intorno alla coppia di asteroidi.

La successiva pietra miliare della missione è stata raggiunta nella primavera del 2025, quando Hera si è avvicinata fino a 5.700 chilometri da Marte. La gravità del pianeta ha deviato e accelerato la traiettoria della sonda verso la sua destinazione finale, in quella che viene definita come manovra di fionda gravitazionale.

La manovra di fionda gravitazionale, nota anche come sorvolo planetario o swing-by, è una delle tecniche più importanti della navigazione nello spazio profondo. Passando con precisione in prossimità di un pianeta, una sonda può scambiare quantità di moto orbitale con il corpo celeste, di gran lunga più massiccio.

Dal punto di vista della sonda, questo comporta una variazione di traiettoria e un notevole aumento (o – in alcuni casi - riduzione) della velocità rispetto alla stella al centro del sistema, senza richiedere un grande consumo di carburante.

Missioni dell’ #esa come Juice, BepiColombo, Rosetta, Solar Orbiter ed Hera, appunto, hanno eseguito manovre di fionda gravitazionale durante i loro viaggi, spesso passando in prossimità di più pianeti del Sistema solare.

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Non resta che segnare in calendario tutti questi appuntamenti e seguire gli sviluppi delle missioni sul sito dell’Inaf “Sorvegliati spaziali”, dedicato proprio a tutto quello che riguarda la difesa planetaria.

Servizio di Stefano Parisini, con la collaborazione di Valentina Guglielmo
Crediti video: European Space Agency (ESA)
Musica: “Contagion”, “Bring Me The Sky”, Scott Buckley - “Sneaky Snooper”, Audionautix – “Industrial Cinematic”, Kevin MacLeod; “Blue Danube”, DJ Yuuki Remix
#sorvegliatispaziali
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