"Mokarta", Carmen Floccari
Автор: CREAtività
Загружено: 2015-03-24
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"Mokarta" è un brano musicale, quinta traccia dell'album SHAMS della band siciliana Kunsertu.
Il brano, composto nel 1985 da Maurizio Mastroeni e cantato da Pippo Barrile è una notturna (il termine siciliano per intendere la serenata) dedicata ad una donna di nome Rosa e di cui il testo si ispira a brani classici del repertorio tradizionale colto della musica siciliana, quale ad esempio "E vui durmiti ancora" (da un testo originale di Giovanni Formisano e musicato da Gaetano Emmanuel Calì).
Il brano musicale risulta essere invece contaminato dall'acid jazz, dal rock, dall'acoustic e dal world music (il genere è stato battezzato dagli stessi autori "sbrong").
Dopo lo scioglimento del gruppo è rimasto il "cavallo di battaglia" del cantautore Pippo Barrile ed è inserita nel cd d'esordio dei NEMASproject (2005) cantata da Egidio La Gioia.
Come già detto il genere è una mescolanza tra acid jazz, world music, rock, acoustic, creando il cosiddetto "sbrong".
Gli accordi non si muovono oltre il rapporto semplice DO-RE-MIm, rimanendo essenzialmente sulla prima nota, dando più spazio al raccordo tra gli strumenti (batteria, chitarra elettrica, basso, sassofono, pianola) e la voce (solo e coro).
Un ruolo fondamentale è affidato al sassofono, che riempie l'attimo di attesa che prepara al preludio in MIm, seguito da un assolo di chitarra acustica.
Il testo si può dividere in due parti principali il cui legante è la musica.
La prima parte è composta da tre diverse strofe, definibili la parte "poetica" del testo, mentre la seconda parte è la ripetizione di una frase (...e nesci Rosa, t'ha diri 'na cosa, cioè: "esci Rosa, ti devo dire una cosa") che potremmo definire più "pragmatica" e ardita. La prima parte è così composta:
nella prima strofa il cantante si rivolge direttamente a Rosa, il nome messole dalla madre, quello del più bel fiore del Paradiso (t'ha misu 'u nome bellu di li rose/ lu megliu ciore di lu Paradisu…).
La seconda strofa è descrittiva: qui infatti il protagonista saluta i luoghi che ama (la strada, la finestra che cela una rosa "abbottonata dalle rose"), in quanto legati alla bella che ha tenuto in piedi la sua vita. Particolarmente appassionata la frase "ti salutu strata cu 'na vampa allu cori e vuci ardita" (ti saluto strada, con una vampata al cuore e con voce ardita).
Nella terza strofa il cantante si rende conto di non avere molto da offrire, se non una canzone e la propria voce - unico dono datogli dalla vita - poiché "pueti sunaturi e stampasanti" (poeti, sonatori e scrittori) hanno sempre vissuto di stenti.
Quindi, dopo un'evoluzione sonora del sassofono, accompagnato dalla chitarra acustica che conclude l'intermezzo, abbiamo la parte finale dove il poeta torna a parlare alla fanciulla e quasi come un imperativo chiude con la frase "E nesci, nesci Rosa!" (Ed esci, esci Rosa!).
L'interpretazione di Carmen Floccari è eseguita con la sola chitarra e con la sua voce vigorosa, e per questo ne esce una esecuzione appassionata e originale.
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