Commovente preghiera del Palestrina alla Vergine Maria
Автор: Paolo Schiavella
Загружено: 2025-10-30
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Palestrina (Rm): nella sera di venerdì 12 settembre 2025, nella cattedrale di Sant'Agapito l'Ensemble RossoPorpora, diretto da Walter Testolin, ha cantato il "Priego alla Beata Vergine Maria", composto da Giovanni Pierlugi da Palestrina nel 1594, poche settimane prima di morire. Un'opera in italiano che rappresenta un congedo al mondo e l'aspettativa di ottenere l'intercessione della Vergine presso Dio, una volta esalato l'ultimo respiro. Il Priego riassume tutto il vissuto, la cultura ed il sentimento religioso nel quale il Palestrina ha creduto. Un componimento che può essere letto in maniera letteraria, ossia con attenzione alle parole delle ottave, proprio perchè esprimono il Palestrina uomo, con i suoi ideali religiosi ed i suoi valori dell'intera vita. Nel video ho inserito le tre ottave di trenta che meglio, a parer mio, raccontano questi sentimenti che lo accompagnarono nel ritorno al Padre Celeste, attraverso la mediazione della Vergine Maria.
"Il fatto che il testo si presenti come una parafrasi delle Litanie lauretane fu forse uno stimolo in più per Palestrina nell’accingersi all’opera, se pensiamo che solo poco prima, sul finire del 1593, aveva pubblicato ben due libri di Litanie deiparae Virginis (e
non furono le uniche litanie mariane di Palestrina) e che il suo legame con il culto mariano lauretano doveva essere molto forte, riconducibile anche alla sua appartenenza alla confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini a Roma e ai pellegrinaggi che questa organizzava presso la S. Casa di Loreto, in cui non mancava musica palestriniana" ci fa sapere Marco Della Sciucca, nel suo "Esegesi testuale e grande forma: il Priego alla Vergine di Palestrina".
Una costante della sua esistenza terrena sarà la voluta identificazione con la sua città d'origine, tanto che firmerà le sue opere, dalla prima all'ultima "Ioannes Petraloysius Praenestinus". "Costante dall'esordio artistico ed editoriale, e fino all'ultimo, la voluta presenza, accanto al proprio nome del nome della sua città. Anzi, al culmine di questo processo di identificazione lo vediamo firmarsi in una lettera al Duca Gugliemo Gonzaga, datata "Di Roma li 2. de febraro 1568": "Di Vostra Eccellenza humilissimo servitore il Palestrina". Dunque: il Palestrina, semplicemente, come sarà chiamato e conosciuto nei secoli" (Lino Bianchi, in "Il Palestrina e la sua Palestrina".
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