Clan dei casalesi l'ascesa criminale del gruppo di Camorra

Il clan dei Casalesi, una delle più potenti e spietate organizzazioni criminali italiane, ha lasciato una scia di sangue e terrore nel tessuto sociale ed economico della Campania e oltre. Questo documentario si propone di ripercorrere la storia di questo cartello camorristico, dalla sua nascita fino al suo progressivo smantellamento, analizzandone la struttura, i business, le figure chiave e l'impatto devastante sul territorio.
Le Radici del Male: Nascita e Collocazione nella Camorra
Il clan dei Casalesi affonda le sue radici nella camorra agraria dell'Agro aversano, un'area della provincia di Caserta. Inizialmente legati al controllo del mondo agricolo tramite la "guardianìa" e le estorsioni sui mercati, questi clan familiari negli anni '70 si legano alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.
La vera e propria nascita del clan come entità autonoma e potente avviene nella seconda metà del XX secolo grazie all'opera di Antonio Bardellino. Bardellino trasforma il clan in una vera e propria holding criminale, proiettandola nel gotha della camorra.

1. Struttura e Modello:
A differenza di altre organizzazioni camorristiche, i Casalesi si strutturano come un cartello di bande criminali, una federazione con una cassa comune ma con autonomia per i singoli gruppi. Questo modello, paragonabile a quello di Cosa Nostra siciliana, prevede una struttura piramidale con una "Cupola" decisionale.

2. La Geografia del Potere: il Controllo del Territorio
L'epicentro del potere dei Casalesi è l'Agro aversano, con roccaforti a Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa e Casapesenna. Da qui, il clan ha esteso la sua influenza su gran parte della provincia di Caserta, nel basso Lazio e ha infiltrato le economie di altre regioni italiane come l'Emilia-Romagna e il Veneto.

3. L'Economia del Clan: tra Affari Criminali e Legali
I Casalesi hanno costruito un impero economico basato su una vasta gamma di attività illecite e sull'infiltrazione nell'economia legale.
Business Criminali:
Traffico di stupefacenti: Antonio Bardellino intuì le potenzialità del traffico di cocaina, stabilendo rotte con il Sud America.
Estorsioni: Il "pizzo" imposto a tappeto su commercianti e imprenditori è stata una delle principali fonti di guadagno e di controllo del territorio.[6]
Traffico illecito di rifiuti: Uno dei business più lucrosi e devastanti, che ha portato all'inquinamento di vaste aree della Campania, la cosiddetta "Terra dei Fuochi".
Controllo degli appalti pubblici: L'infiltrazione nelle amministrazioni locali ha permesso al clan di gestire e pilotare l'assegnazione di appalti pubblici, soprattutto nel settore dell'edilizia.
Infiltrazione nell'Economia Legale:
Dalla fine degli anni '80, sotto la guida di Francesco Schiavone, il clan si è trasformato in una "multinazionale del crimine", reinvestendo i proventi illeciti in settori come l'edilizia, il movimento terra e persino nel controllo di squadre di calcio, diventando un vero e proprio impero economico.

4. I Volti del Male: Membri più Importanti e Pericolosi
Antonio Bardellino: Fondatore e capo carismatico, fu ucciso in Brasile nel 1988, un evento che scatenò una sanguinosa guerra di successione.
Francesco Schiavone, detto "Sandokan": Considerato il capo dell'ala militare, dopo la morte di Bardellino divenne il leader indiscusso del clan.
Arrestato nel 1998, è stato condannato all'ergastolo. Recentemente ha iniziato a collaborare con la giustizia.
Francesco Bidognetti, detto "Cicciotto 'e Mezzanotte": Braccio destro di Schiavone, specializzato nel racket del ciclo dei rifiuti.
Michele Zagaria: Definito il "re del cemento", è stato un abile imprenditore criminale, latitante per 16 anni e arrestato nel 2011.
Antonio Iovine, detto "o' Ninno": Condannato all'ergastolo e arrestato nel 2010 dopo 14 anni di latitanza, si è successivamente pentito.
Giuseppe Setola: Noto per la sua ferocia, è stato il capo di un'ala stragista del clan, responsabile di numerosi omicidi, tra cui la strage di Castel Volturno.