Villa Visconti Venosta | Un viaggio tra arte, e cultura nel cuore della Valtellina

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In questo episodio vi portiamo nel cuore più autentico della Valtellina, alla scoperta di una delle sue gemme più preziose: la Villa Visconti Venosta di Grosio. Un luogo dove storia, arte e memoria si fondono in un racconto affascinante, capace di restituirci l’anima profonda di un territorio che ha sempre unito cultura e natura.
Oltre il maestoso cancello in ferro battuto, si apre un mondo sospeso nel tempo. Villa Visconti Venosta non è solo una dimora nobiliare: è una testimonianza viva della storia valtellinese, una finestra sul passato che ci parla di eleganza, diplomazia e identità territoriale.
Per secoli, la villa è stata la residenza della nobile famiglia Visconti Venosta, casato di antiche origini lombarde, che ebbe un ruolo di primo piano nella politica e nella cultura italiana. A rendere celebre la dimora fu soprattutto il Marchese Emilio Visconti Venosta (1829-1914), eminente statista, diplomatico e Ministro degli Esteri del Regno d’Italia, protagonista della scena politica post-unitaria.
Alla fine dell’Ottocento, egli ristrutturò la casa di famiglia trasformandola in una splendida residenza estiva, circondata da un ampio parco paesaggistico, oggi aperto al pubblico.
Varcando la soglia della villa, lo spettatore si immerge in un’atmosfera di altri tempi. Le sale del piano nobile si presentano come veri scrigni di bellezza: il salone di rappresentanza, la sala da pranzo, le camere dei marchesi, lo studio, la biblioteca con oltre 2000 volumi e le stanze della servitù. Ogni ambiente racconta una pagina di vita aristocratica e di gusto raffinato, mantenendo intatto il fascino originale grazie a un accurato restauro.

Gli arredi e le opere d’arte che decorano la villa rappresentano un viaggio attraverso cinque secoli di cultura:
una lunetta cinquecentesca di Scuola Ferrarese,
le ante lignee dipinte da Cipriano Valorsa, il pittore “Ciprianus Grosiensis”, fiore all’occhiello del Rinascimento valtellinese,
la Vergine col Bambino di Giuseppe Bertini, amico del marchese e artista di spicco del Romanticismo lombardo,
e una collezione di ceramiche, stampe, mobili e cimeli unici.
Ma la villa custodisce anche tracce di storia drammatica. Durante il Sacro Macello del 1620, l’ala sinistra fu colpita da incendi e saccheggi. Fu poi ricostruita nel Seicento dal gesuita Marcantonio Venosta. Ancora oggi, sotto l’intonaco, affiorano resti di un affresco quattrocentesco, testimonianza preziosa di un edificio che ha resistito al tempo e alle avversità.
La Marchesa Margherita Visconti Venosta, ultima erede del casato, visse nella villa fino al 1982 e ne donò il complesso al Comune di Grosio, che lo ha trasformato in un Centro Culturale con Museo e Biblioteca Civica. Da allora, Villa Visconti Venosta è diventata un punto di riferimento per studiosi, visitatori e amanti dell’arte e della storia.

Ogni sala è una narrazione: i soffitti a cassettoni con lo stemma di famiglia, le volte a crociera dipinte a grottesche, le stufe in maiolica e gli arredi curati dall’antiquario Francesco Chiodi di Tirano.
Tra i cimeli più curiosi figurano la poltrona di Camillo Benso Conte di Cavour, che fu amico del marchese, e un volume di proverbi francesi annotato di pugno da Alessandro Manzoni. Dettagli che collegano la storia locale alla grande storia d’Italia.
Oggi, la Villa è una finestra sulla memoria, un luogo dove ogni oggetto racconta un frammento della nostra identità collettiva. È un museo che parla al cuore, un percorso tra epoche e stili, dove l’eleganza rinascimentale incontra la sensibilità ottocentesca.

Visitare Villa Visconti Venosta significa scoprire la Valtellina più autentica, quella che unisce arte, cultura e paesaggio. È un invito a rallentare, ad ascoltare il respiro della storia e a lasciarsi ispirare dalla bellezza del passato.

Culture & Education vi invita a vivere questo viaggio con occhi curiosi e mente aperta.
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