San PierGiorgio Frassati e San Carlo Acutis
Автор: Light Poesia - Audio Lettura
Загружено: 2025-09-07
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Grazie Signore per questo dono meraviglioso!
(Roma, 7 settembre 2025)
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“Nella vita terrena dopo l'affetto dei genitori e sorelle uno degli affetti più belli è quello dell'amicizia; ed io ogni giorno dovrei ringraziare Dio perché mi ha dato amici così buoni ed amiche che formano per me una guida preziosa per tutta la mia vita. [...] Certo la Provvidenza Divina nei Suoi Mirabili Piani si serve talvolta di noi miseri fuscelli per operare il Bene e noi talvolta non vogliamo conoscere anzi osiamo negare la Sua Esistenza, ma noi, che Grazie a Dio, abbiamo la Fede, quando ci troviamo davanti ad anime così belle, nutrite certamente di Fede, non possiamo che riscontrare in esse un segno evidente della Esistenza di Dio, perché una simile Bontà non si potrebbe avere senza la Grazia di Dio.” (PierGiorgio Frassati a Marco Beltramo, 10 aprile 1925).
“Le amicizie terrene producono al nostro cuore dolori per l'allontanamento di coloro che amiamo, ma io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l'unione nella preghiera.” (PierGiorgio Frassati a Isidoro Bonini, 15 gennaio 1925).
Il giornalista Emilio Zanzi scrisse di PierGiorgio Frassati: “L'ho veduto molte volte alla Mensa Eucaristica, quasi trasumanato, davvero tutto desideroso di Gesù. Quel ragazzone sano, saldo, color del bronzo, dagli occhi limpidi come l'acqua pura, al Banchetto di vita era d'una bellezza impressionante.”
“Lo speciale Amore per la Madonna lo esprimeva nella recita del Rosario pregato ovunque, in montagna come per i viali di Torino.” (In: “PierGiorgio Frassati, Lettere”, a cura di Luciana Frassati)
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“Carlo parlava spesso della Santissima Trinità e diceva che il Padre ha un trono in Cielo, e anche il Figlio, perché siede alla sua destra, mentre lo Spirito Santo ha per trono i nostri cuori, che diventano tempio di Dio. Per questo, continuava, dobbiamo rispettare la sacralità che è la nostra anima e che è il nostro corpo, non banalizzare l'amore riducendolo a una semplice «economia del piacere» finalizzata solo a soddisfare desideri egoistici e non piuttosto al vero bene.
Nel sentirlo parlare, ancora, mi sembrava di rileggere le belle pagine del celebre romanzo Il Piccolo Principe, scritto da Antoine de Saint-Exupéry, in cui il protagonista spiega la differenza che c’è tra l'amare e il voler bene alla sua piccola rosa: «Ti amo, disse il piccolo principe. Anch'io ti voglio bene, rispose la rosa. Ma non è la stessa cosa, rispose lui. Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno, significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto... Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene... Amare significa invece desiderare il meglio dell'altro... Amare è permettere all'altro di essere felice anche quando il suo cammino è diverso dal nostro. È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, offrirsi completamente dal profondo del cuore. Quando amiamo ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio».
Carlo amava tantissimo Il Piccolo Principe. Era forse il libro nel quale più di tutti si rispecchiava, seppure le sue letture fossero varie e per certi versi sterminate. Posso dire che era cresciuto assieme al Piccolo Principe. Era stata una sua lettura fin da piccolo. L'aveva letto e riletto più volte.” (In: Antonia Salzano Acutis, “Il Segreto di mio figlio”)
“San Pio da Pietrelcina, che amava recitare molti rosari ogni giorno, in più di un'occasione ribadì ai suoi confratelli quale fosse il suo testamento spirituale: «Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il rosario... Parlate del rosario, della mia Madre Benedetta, parlate alle anime dei grandi mezzi della salvezza: l'Eucaristia e il rosario».
Il fondatore del Santuario della Madonna del
Rosario di Pompei, tanto amata e invocata da Carlo, sentì una volta un Angelo che gli annunciava: «Se vuoi la salvezza, propaga il rosario. È promessa di Maria: chi propaga il rosario si salva». E il santo Curato d'Ars diceva: «Una sola Ave Maria ben detta fa tremare l'Inferno».
E per concludere mio figlio (Carlo) ripeteva sempre: «Dopo la santa Eucaristia, il santo rosario è l'arma più potente per combattere il Demonio ed è la scala più corta per salire in Cielo».
Questa richiesta di pregare sempre il rosario, la Vergine Maria l'ha rinnovata nel corso dei secoli in numerose sue apparizioni, basti pensare a Lourdes, … la Salette…., solo per citarne alcune.
Carlo lo recitava anche spezzettato, mentre andava a scuola, o in autobus, o facevamo delle camminate. Sapeva che la Chiesa concede l'indulgenza plenaria se si recita il rosario in famiglia, o in comunità, o in chiesa, o comunque insieme a qualcuno, e per questo cercava sempre di farlo rispettando queste condizioni così da poterlo applicare alle anime del Purgatorio.” (In: Antonia Salzano Acutis, “Il Segreto di mio figlio”)
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