Reportage - Sulla strada Matrone con le sentinelle del Vesuvio che fermano il fuoco

L’emergenza è passata ma quel che resta delle pinete del Vesuvio sulla Strada Matrone versante Terzigno, brucia ancora. Fumano le radici intrappolate nella cenere incandescente, ma vengono subito stanati i tentativi di ripresa di quelle fiammelle che aspirano a diventare di nuovo incendio, dopo quello devastante che la prima settimana di agosto 2025 ha distrutto tra gli ottocento e i mille ettari di vegetazione.
A fermare il fuoco sul nascere, ci sono i carabinieri forestali, gli operatori di Sma Campania e i volontari che ogni giorno sorvegliano la montagna.
Il 18 agosto, pochi giorni dopo la fine dell’emergenza, sulla strada Matrone incontro tre volontari, ma le donne e gli uomini che amano e difendono questo luogo fino all’ultimo respiro sono tanti: fanno parte di una rete che unisce San Sebastiano, Ercolano, Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata e Boscotrecase. Girano in bicicletta o attraversano a piedi i sentieri del Vesuvio affrontando salite e discese come se fosse il centro di una città. Ascoltano anche il più piccolo respiro della montagna, osservano i cambiamenti, la difendono dagli sciacalli. Del Vesuvio, insomma, conoscono tutto: rocce, alberi, animali che lo abitano.
L’incendio di questo agosto ha distrutto tutto, anche i tre alberi che gli sportivi avevano piantato a quota ottocento della Strada Matrone come segno di rinascita, dopo il fuoco del 2017. Silvano Somma, presidente dell’associazione Primaurora, rifiuta il pensiero della devastazione: tira fuori una tanica piena d’acqua e inizia a bagnare quel che rimane.
Ma qui su c’è anche un segno di speranza: difese dalla roccia e dalla pietra lavica, una madonnina e una statua di sant’Anna custodite in due diverse edicole votive, sono state solo accerchiate dal fuoco. Entrambe sono scampate alla distruzione, come se una mano avesse fermato le fiamme per restituire la fiducia al mondo.