El Canpéto de Isàco
Автор: GINO SARTORI
Загружено: 2023-02-05
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Questo toponimo minore identifica, come appunto evoca il nome, un piccolo pianoro collocato ai piedi della Prima Joa. È situato in cima alla valletta del Creàro, sulla biforcazione del sentiero dei Salti che dal paese conduce in Tinasso, con la traccia che porta verso la Val dell’Orco e contra’ Fozati. Il sito è ottimamente esposto e consente una stupenda panoramica della Valle dell’Astico e delle montagne che ne coronano l’alto bacino.
La spianata del campo e la sua relativa grandezza, almeno per i parametri locali, lo rendevano idoneo alle coltivazioni e un punto di passaggio obbligato per chi si recava in montagna per quella via. Nella prima metà del secolo scorso, il campo era coltivato con cura e passione da Isacco Nicolussi, un falegname di San Pietro che aveva casa e bottega all’imbocco di Via Santa Barbara, dirimpetto ai Trudi.
Isacco passava lassù tutto il suo tempo libero e perciò vi costruì un bàito che, per gli standard locali era decisamente bello e curato. Si trattava d’una piccola costruzione in muratura e legno, con un locali al pianterreno e un soppalco provvisto d’una artistica finestrella. Era anche attrezzato con il recupero dell’acqua piovana, che confluiva in un’apposita cisterna interrata sormontata dall’immancabile vasca del verderame. Essendo falegname, Isacco poi aveva escogitato un complicato meccanismo di legno per chiudere la porta del bàito ed impedirne l’ingresso alla bociarìa paesana, sempre a caccia di burle e sfide.
Inutile dire che fu proprio questa particolarità che attirò l’attenzione dei più scalmanati, tenendo il vecchio Isacco sempre sul chi vive. Nella seconda metà del secolo scorso il Canpéto cessò d’esser coltivato e divenne preda della bociarìa dela Piassa. Negli primi anni Settanta il pianoro fu piantumato dalla Forestale con abeti rossi, mentre il vecchio bàito andava in rovina e l’intera area subiva l’imboscamento e il degrado agricolo comune a tutta la zona.
Con la costruzione delle via ferrate degli “Anelli delle Anguane”, il posto è ritornato ad essere frequentato; gli abeti sono stati abbattuti e il bàito un po’ restaurato. Non però la magia di quel posto, legata ai ricordi di vecchi appassionati e gioventù spensierate.
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