GAETA-MONTAGNA SPACCATA-GROTTA DEL TURCO-ITALY[4K]
Автор: Antonio Sannino
Загружено: 2025-07-26
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I visitatori della Montagna Spaccata entrano attraverso un portone collocato a destra (guardando il santuario della Montagna Spaccata), percorrono il corridoio a cielo aperto, ammirando la Via Crucis e il grande pannello di Raimondo Bruno. Entrano poi nella cappella in cui campeggia un busto di San Filippo Neri di bronzo. Quello di marmo, distrutto da una bomba durante la Seconda Guerra Mondiale – che era stato donato dai religiosi oratoriani nel 300° anniversario della morte del loro fondatore (1895).
Si entra poi nella spaccatura (è la principale, al centro delle altre due), che si può visitare perché è attraversata da una scalinata di 35 gradini, un vero e proprio corridoio nella montagna spaccata.
Si può notare, durante il tragitto, la famosa “Mano del Turco”. Secondo la tradizione un miscredente (forse turco), che non credeva che la montagna si fosse spaccata alla morte di Cristo, appoggiò la sua mano sulla roccia. Così la montagna spaccata Gaeta si rammollì lasciando l’impronta delle cinque dita del turco. Gaeta Grotta del Turco: questa è la testimonianza della Montagna Spaccata fondamentale nella storia di Gaeta.
Più avanti, immediatamente prima dell’ingresso alla cappella del SS. Crocifisso, si può ammirare il “letto” di San Filippo Neri, una cavità naturale della roccia, dove il santo si concedeva un po’ di riposo sulla nuda terra durante le sue lunghe notti di preghiera davanti al Crocifisso.
San Filippo Neri era un giovane toscano che aveva già una sua vita spirituale, si dedicava alle opere del bene. Aveva un parente a San Germano, nei pressi di Cassino. Confidò al parente che aveva un problema di coscienza. “Voleva sapere dal Signore cosa dovesse fare nella vita – racconta padre Musi – qual era la sua vocazione e non riusciva a capirlo. Il parente (era un mercante ma religioso) gli consigliò di andare a pregare alla Cappella del Crocifisso a Gaeta.
La cappella, costruita probabilmente nel 1440, era già da tempo divenuta meta di frequenti pellegrinaggi, da parte di singoli e di gruppi. Vari santi vi si sono recati, tra cui sant’Alfonso Maria dei Liguori, S. Leonardo di Porto Maurizio, S. Paolo della Croce… e anche il beato Pio IX più di una volta, durante il suo esilio a Gaeta. Avvenivano anche guarigioni considerate miracolose, secondo quanto riferiscono alcuni scritti dell’epoca. Poi c’è chi crede che siano miracoli e chi semplici guarigioni spiegabili scientificamente. Anche il giovane Filippo, accogliendo il suggerimento del parente, passava le notti in preghiera davanti al Crocifisso. Si concedeva solo alcune pause di riposo, rannicchiandosi sulla nuda terra (il suo “letto”) in una cavità della roccia nei pressi della cappella. Il Signore lo illuminò e così, docile allo Spirito, abbandonò tutto, intraprese a Roma gli studi ecclesiastici, fu ordinato sacerdote e divenne “l’apostolo di Roma”.
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