Non avere paura | Omaggio a Don Tonino Bello - written by Lorcanari Zagliza
Автор: Lorcanari Zagliza
Загружено: 2025-12-20
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Il testo di Non avere paura si muove con passo sicuro dentro una tradizione cantautorale alta, dove la parola resta al centro e la musica è chiamata a servirla. Fin dall’incipit, diretto e confidenziale, la canzone sceglie un registro umano: non proclama, parla. Quel “Buon Natale, amico mio” stabilisce subito una relazione, una prossimità che accompagnerà tutto il brano.
Le immagini del primo verso sono semplici e concrete: l’inverno, il gelo, le mani fredde, i giorni uguali. Nulla è forzato o simbolico in modo artificiale. È una quotidianità riconoscibile, quasi dimessa, che prepara con naturalezza la prima svolta poetica: sotto il ghiaccio qualcosa cresce. Lo “stelo” che buca la neve personale è una metafora efficace perché resta incarnata, intima, mai astratta.
Il pre-ritornello compie un gesto decisivo: sposta lo sguardo dall’io al noi. La speranza non è un fatto individuale, ma condiviso. “Siamo uguali nel tremare” è una delle frasi più riuscite del testo, perché restituisce fragilità senza vittimismo, mettendo sullo stesso piano chi canta e chi ascolta.
Il ritornello è costruito con grande equilibrio. La ripetizione di “Non avere paura” non stanca, perché ogni volta è sostenuta da un avanzamento di senso. L’affermazione “È Natale quando Dio sceglie di stare con me” evita ogni retorica: il Natale non è una data, ma una presenza. La scelta di mantenere un linguaggio semplice rende il messaggio accessibile senza impoverirlo.
La seconda strofa amplia l’orizzonte. Il mondo stanco, il vento sulle mani, le “foreste di domani” costruiscono una visione collettiva che dialoga bene con l’intimità iniziale. Anche qui il testo mantiene una coerenza forte: ciò che salva cresce in silenzio, senza rumore. È una poetica della discrezione, molto coerente con il tema natalizio.
Il bridge rappresenta il punto più spigoloso e necessario del brano. Qui la canzone smette di accarezzare e osa disturbare. Gli “auguri scomodi” e il “disturbo di Gesù” introducono una dimensione profetica che evita al testo di diventare consolatorio. Il rischio della parola “male” è reale, ma proprio per questo efficace: rompe l’equilibrio e costringe ad ascoltare davvero.
La terza strofa chiude il cerchio con una visione pacificata, senza essere ingenua. La primavera che arriva non cancella il passato, lo attraversa. L’immagine finale di Dio che passeggia nel giardino, senza chiedere spiegazioni, è di grande forza evangelica e rappresenta uno dei vertici poetici del testo.
L’outro, essenziale e musicale, chiude con una frase che resta: “Fatti toccare dall’amore”. È un invito che non impone, ma apre. La canzone si congeda così come è iniziata: parlando a qualcuno, non spiegando qualcosa.
In sintesi, Non avere paura è un testo maturo, coerente, profondamente umano e spirituale insieme. Non cerca effetti, non alza la voce, non semplifica. È una canzone che accompagna, che resta, che può essere ascoltata a Natale ma anche molto oltre, perché parla di speranza come esperienza concreta e quotidiana.
Una scrittura che cammina piano, e proprio per questo arriva lontano.
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