Essences et coexistences.mov
Автор: Gianni Marconi
Загружено: 2022-03-22
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Il video:
un viaggio che parte dalla realtà a colori e che inizia a perturbarsi diventando una discesa in bianco e nero nell'intimo dell'arte e dello spirito che lo permea, fino alla trasfigurazione della materia, per poi risalire alla superficie del mondo a colori che viviamo con la nuova consapevolezza che ci permette di vedere il mondo parallelo degli oggetti che si relazionano con noi, e che prima non vedevamo.
La mostra:
si compone di fotografie che sviluppano il tema dell'arte, intesa sia come essenza dello spirito artistico permeato nelle opere d'ingegno umano, sia come esistenza autonoma degli oggetti che entrano in relazione fra loro e con l'essere umano. Una essenza spesso invisibile ed una coesistenza altrettanto non percepita, entrambe restituite alla lettura dei nostri occhi attraverso la sospensione che la fotografia compie. Gli scatti in mostra sono la selezione di una ricerca compiuta nei luoghi d'arte classica e contemporanea,
Louvre, Museo Rodin e gallerie italiane d'arte moderna. Le foto sono presentate attraverso due tematiche narrative: Essences, con immagini del museo Rodin, coglie l'anima dai corpi delle statue fino a trasfigurare la materia di cui sono fatte, Coexistences raccoglie momenti e punti di osservazione che suggeriscono l'esistenza di un mondo parallelo dotato di vita propria, capace di
riprodursi attraverso la feconda rielaborazione artistica di cui l'uomo è agente, qui espressa con la fotografia.
Riferimenti artistici:
Fotografia come magia che confonde percezione e realtà in un'unica emozione, che trasferisce in un tempo differito la luce dell'esistito e ne veicola lo spirito.
La febbre di una nuova visione, di una suggestione che non conosce percorsi lineari ma solo punti di riferimento.
Ed ecco il punto di partenza, l'illuminazione folgorante del buio cieco da cui trae origine il creato, la cifra della ricerca sofferta che Ascolini ha per sempre tracciato.
Ed ecco la sorpresa per Baudrillard che rapisce e congela in un incantesimo, che trasforma il fotografo da cacciatore d'immagini nel loro umile ascoltatore
quando le immagini decidono di svelarsi.
Ed ecco la stupefazione di Barthes, che nega il codice della fotografia ma ne sente la poetica, il trasferimento penetrante e pungente di un dolore, di una separazione e di una evocazione. Ed infine la vertigine di trovarsi nella dimensione di mezzo, di diventare veggente e medium, reagente chimico al pari dei liquidi di sviluppo, in funzione di una rivelazione che non ci appartiene ma che possiamo percepire e che dobbiamo trasferire.
Una alienazione intensa e straniante che non ci rende artisti ma solo agenti dello spirito che permea l'universo.
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