La Firenze di Dante: le immagini che il poeta porta con sé in esilio.

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Cari amici,
dopo aver introdotto la figura di Dante ci concentriamo oggi su un aspetto a volte trascurato della vicenda del Sommo Poeta. Dopo l'insuccesso dell'ambasceria a Roma, presso papa Bonifacio VIII, Dante non farà più ritorno a Firenze: con un'accusa strumentale (accusato di essere un falsario e un barattiere) Dante verrà condannato alla confisca dei beni e successivamente a morte. Dai primi mesi dell'anno 1302 inizia per Dante la vita in esilio. Tuttavia, per trentasei anni il poeta fiorentino vive a Firenze, partecipa alla vita politica della sua città, prende posizione in favore dei guelfi bianchi. Qual è la Firenze conosciuta da Dante? Ai tempi della sua giovinezza Firenze non ha pressoché nulla della città che oggi conosciamo. La cattedrale di Santa Maria del fiore (con l'imponente cupola del Brunelleschi) è ancora ben lungi dall'essere completata; il primo mattone della chiesa di Santa Maria Novella è stato posto nel 1279; la costruzione di Palazzo Vecchio inizia solo nel 1299. Ne consegue che Dante ne ha conosciuto soltanto i cantieri, e tuttavia queste costruzioni monumentali non hanno fatto in tempo a imprimersi nella sua memoria. Tra le immagini di Firenze che Dante porta con sé in esilio vi è quella tenerissima e commossa del Battistero di San Giovanni, uno dei monumenti più riccamente decorati e più antichi della città. Nella Divina Commedia Dante ricorda spesso questo monumento. Nel diciannovesimo canto dell'Inferno (v. 17) Dante ricorda il suo "bel San Giovanni", mentre nel venticinquesimo canto del Paradiso (vv. 4-9) esprime il proprio desiderio di essere incoronato poeta proprio all'interno del medesimo battistero. Ne deriva un'immagine di Dante in esilio caratterizzata dalla nostalgia dell'esule costretto a spostarsi di corte in corte, a cui la mente torna spesso a quel "bello ovile ov' io dormi' agnello".
A presto,
gabriele