Villanova Marchesana guarda al futuro tra integrazione, volontariato e nuove sfide
Автор: LEANDRO MAGGI MADE IN POLESINE
Загружено: 2025-11-16
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Questa settimana il nostro viaggio nel Medio Polesine ci ha portati a Villanova Marchesana, uno dei comuni più piccoli della provincia – appena 861 abitanti – ma ricco di storie, complessità e speranze. Un paese che convive da anni con un’importante presenza di cittadini stranieri e che sta cercando, nonostante le dimensioni ridotte, di costruirsi anche una propria identità turistica.
Il sindaco Maurizio Cagnoni ha raccontato cosa significhi amministrare un comune di 900 abitanti: un ruolo da vero factotum, dove il primo cittadino si trova a gestire incontri istituzionali e, allo stesso tempo, a sistemare palestre, microfoni e attrezzature per gli eventi. Una realtà dove ogni problema pesa il doppio, dalla manutenzione delle tubature alle difficoltà di bilancio.
Nonostante le sfide, Villanova è una comunità viva, segnata da una forte presenza di residenti stranieri, soprattutto di origine romena e kosovara. Il sindaco ha ricordato episodi del passato, come la chiusura della scuola elementare per l’elevato numero di bambini stranieri, ma ha anche riconosciuto che la convivenza, pur non priva di problemi, si basa su un tessuto sociale sorprendentemente solidale e generoso. Iniziative benefiche e attività di volontariato, come quelle di CarpeDiem o dei “Babbi Natale”, raccolgono sempre una grande partecipazione.
Accanto alla dimensione sociale, emerge quella turistica: l’area golenale, la Piarda – per cui è appena arrivata la nuova concessione regionale – e la presenza di imprenditrici che stanno investendo in alloggi, cicloturismo e ippoturismo mostrano che anche un piccolo paese può reinventarsi. L’assessore Maria Napoli ha raccontato con entusiasmo progetti, collaborazioni e la volontà di fare rete, sfruttando il passaggio della ciclovia Vento e il valore paesaggistico del Po.
Villanova Marchesana è anche storia: come ricorda Sauro Passarella, dalle origini benedettine a Canalnovo alla dominazione estense, dalle fornaci alla pesca sul Po, fino al drammatico spopolamento seguito all’alluvione del 1951.
E tra dieci anni? Il sindaco immagina un paese che, pur piccolo, possa ancora attrarre famiglie, nuovi residenti e turisti, recuperando la consapevolezza della propria bellezza. Perché spesso – come ricorda chi qui è arrivato da fuori – ciò che gli abitanti faticano a vedere è proprio il valore di un territorio che merita di essere riscoperto.
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