RISCHIO ESCALATION EUROPA RUSSIA/ DI LIDDO: NESSUNO PUÒ DAVVERO VINCERE IN UCRAINA, LA GUERRA DURERÀ

Marco Di Liddo, direttore del Ce.S.I. (Centro Studi Internazionali), è stato intervistato su IlSussidiario.tv per analizzare l’evoluzione della guerra in Ucraina e le prospettive diplomatiche del conflitto.
Di Liddo ha spiegato che le indiscrezioni su un possibile compromesso, come l’ipotesi di una zona demilitarizzata nel Donbas, non sono sufficienti a convincere Mosca, la quale continua a mantenere richieste massimaliste in linea con la tradizionale strategia negoziale russa. L’obiettivo del Cremlino resterebbe il riconoscimento degli oblast occupati, l’assenza di solide garanzie di sicurezza per Kiev e il pieno rientro nei circuiti economici internazionali. Secondo l’analista, Kiev adotta una comunicazione prudente per non concedere vantaggi informativi al nemico.

In merito a un’eventuale cessione territoriale, Di Liddo ha ricordato che il presidente Zelensky ha vincolato qualsiasi decisione a un referendum, indicendolo solo a seguito di un cessate il fuoco duraturo e in presenza di adeguate garanzie di sicurezza; uno scenario che Mosca accetterebbe esclusivamente a fronte del blocco di ogni sostegno occidentale all’Ucraina. Questa situazione alimenta una fase di "lawfare", in cui i cavilli giuridici si sostituiscono a reali aperture negoziali.

I margini di trattativa, ha sottolineato il direttore, dipendono dall’andamento delle operazioni militari: la Russia crede di poter migliorare la propria posizione sul campo, mentre Ucraina ed Europa puntano sulle sanzioni e sul logoramento economico di Mosca. Centrale resta il ruolo degli Stati Uniti e del presidente Donald Trump, il quale, secondo Di Liddo, non esagera nel denunciare il rischio di escalation, inserito in un contesto globale già assimilabile a una "terza guerra mondiale a pezzi".
Infine, l’analista ha evidenziato le difficoltà europee nel sostenere Kiev, tra i limiti giuridici alla confisca degli asset russi e le divisioni sugli Eurobond, prevedendo una fase ancora lunga e fragile, priva di una chiara vittoria militare capace di fondare un nuovo ordine stabile.


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