- ANDREA VAN CLEEF --- SUNDOG - ( - Great Machine Pistola gmp12/01 – 2012 - ) - FULL ALBUM
Автор: Jack Beatrici
Загружено: 2025-12-03
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Cantante, chitarrista/bassista e songwriter. Abita a Brescia.
Negli anni ha calcato palchi più o meno grandi, suonando per un pubblico più o meno grande con band di diversa estrazione, in Italia ed Europa.
La sua produzione discografica si è assestata, ne corso del tempo, verso una riproposizione del concetto di Psichedelia, nelle sue diverse varianti; dal folk psichedelico dei progetti solisti allo stoner e hard-psych della band dei Van Cleef Continental e degli Humulus, con i quali Andrea registra e intraprende tour in Italia ed Europa.
SUNDOG – ( - Great Machine Pistola gmp12/01 – 2012 - ) -
01 - A Sea Song 3:44
02 - Town Without Shade 3:07
03 - A House By The River 2:39
04 - The Day You Tried To Kill Me 4:03
05 - What Do I Know? 4:48
06 - The Clinging Song 4:02
07 - If 3:30
08 - The New Heart 4:14
09 - Pesadilla Motel 3:46
10 - Seawater Girl 3:26
11 - Shine 5:26
12 - Andromeda 3:09
Acoustic Guitar, Electric Guitar – Simone Boffa
Cajón, Congas – Beppe Facchetti
Piano, Keyboards, Mallets, Backing Vocals, Percussion – Lady Cortéz
Vocals – Marco Grompi (tracce: 6)
Vocals, Acoustic Guitar, Electric Guitar, Bass Guitar, Keyboards, Loops, Percussion – Andrea Van Cleef
Era il 2006 quando Andrea Bellicini si presentava da solista sulle scene, optando però per un moniker che rimandava all'idea di un combo in cui il suo compito era quello di tirare le fila. 6 anni dopo, e con in mezzo 3 titoli sotto la ragione sociale di Van Cleef Continental, Andrea "debutta" da solista a tutti gli effetti.
Questioni di lana caprina, potreste ribattere, ma questo esordio unipersonale, rispetto alle esperienze di gruppo, suona effettivamente come un'opera che della dimensione solitaria ne fa in qualche modo il suo vessillo. Al punto che - e non chiedetemene il motivo - le atmosfere rimandano a quel capolavoro (tanto di film quanto di colonna sonora) che è "Into the wild", pur essendo sostanzialmente diversi i background dei due musicisti tirati in ballo. E, sia chiaro, la svolta folk non è certo quella di Andrea, il quale ha sempre dichiarato e dimostrato di essere affascinato dal genere; finora, però, l'approccio era stato molto più vicino al rock, dove gli arrangiamenti erano pensati appunto per una dimensione meno raccolta.
"Sundog", esattamente come avviene nel processo di metamorfosi dei conterranei DAS (band dell'ex compagno di viaggio Ronnie Amighetti nell'avventura firmata Bogartz), è invece l'ennesima dimostrazione di come, col passare degli anni e delle esperienze, si tenda, magari inconsapevolmente, a seguire i dettami del "less is more". Ci vuole però del talento a concepire canzoni pensando di "togliere" anziché aggiungere, affinché possa risaltare ogni singolo aspetto (il sospiro prima di intonare un verso, l'arpeggio di chitarra, etc.) e far apprezzare quelle sfumature che spesso sfuggono quando si cerca a tutti i costi il suono perfetto e iperlevigato. In più, metteteci che Andrea può vantare una voce che, di per sè, riempie metà dell'opera: una voce tanto profonda quanto versatile, perché se in "Town without shade" e "What do I know" sembra un Evan Dando in slow-motion, in "A house by the river" e "Pesadilla motel" l'inevitabile riferimento è Mark Lanegan. "Shine" sembra invece un'out-take di "Get miles" dei Gomez, anche se nel finale l'uso massiccio (e quasi inaspettato) delle tastiere la trasforma nella traccia più movimentata del lotto, avvicinandosi per certi versi a quel modello mai abbandonato che corrisponde ai Thin White Rope di "Sack full of silver", palesemente chiamati in causa nella conclusiva "Andromeda" (anche se la loro influenza aleggia ugualmente in tutto il disco).
In definitiva "Sundog" è il classico lp (non a caso disponibile solo in vinile) da ascoltare rigorosamente in cuffia e in una dimensione intima per assaporare a pieno ogni singola nota. Non solo: sarà necessario essere pazienti e lasciarlo "lievitare", ascolto dopo ascolto.
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