SANTU LARENTU-SAN LORENZO - OSILO(Sassari)

Questo video racconta del piccolo borgo di ‘Mulinu’, in tempi antichi detto anche ‘Santu Larentu de s’adde’, (San Lorenzo della valle) per avervi edificato, probabilmente nel 15mo secolo, una piccola Chiesetta in onore di San Lorenzo, martire della cristianità. Come accadeva sovente nel Medio Evo l’edificazione di una chiesa faceva parte dell’opera di evangelizzazione. In un certo modo essa rispondeva all’ansia esistenziale rivolta da sempre al sacro e alla divinità, così viva nei ‘fuochi’, nelle famiglie che cercavano cibo per l’anima, non solo sostentamento dalla coltivazione della terra e dall’allevamento del bestiame con un duro lavoro quotidiano.

Il borgo originariamente prese il nome di ‘Mulinu’ proprio per il fatto che lungo quella valle, nel tempo, erano stati costruiti ben 36 mulini per macinare il grano e diverse gualchiere per ammorbidire l’orbace. Il fine era produrre la farina, bene primario per intere comunità del territorio, in ragione delle abbondanti acque di due sorgenti, quella di Calacasu e di Ottula, che, con un acquedotto, fornirono acqua anche agli abitanti di Osilo. Alle acque delle due sorgenti, riunendosi proprio in prossimità della chiesetta, diedero il nome di ‘riu de Santu Larentu’ che scendendo a valle con progressivi dislivelli consentiva di produrre quella energia naturale necessaria per la macinazione delle granaglie con mole di pietra.
Il rio San Lorenzo ancora oggi scorre da millenni, allegro o fragoroso o silenzioso, a seconda le stagioni, a fondo valle con il suo canto di vita fino a confluire con un altro rio, ‘su riu Mannu’, del bacino imbrifero delle colline tra Osilo e Nulvi. Da quella confluenza il rio prende il nome di fiume Silis le cui acque, dopo aver reso fertile la piccola pianura al confine con i paesi di Sennori e di Sorso, sfociano nel mare del golfo di Sinuaria.

Purtroppo l’avvento dei motori elettrici ha soppiantato l’uso dei mulini ad acqua. Con essi è venuto meno il lavoro dei mugnai e il sostentamento di tante famiglie. Dagli anni sessanta anche la frazione di San Lorenzo ha conosciuto un progressivo spopolamento. Ciò nonostante diverse famiglie continuano a viverci avendolo scelto come luogo in cui abitare. Hanno capito che quella natura incontaminata con i suoi paesaggi è un bene prezioso che non si può barattare, fonte di serenità che rende più bella la qualità della vita. Questo borgo della nostra Sardegna merita di essere visitato e conosciuto, in fondo non è che a pochi chilometri dalla città di Sassari e dalla marina di Sorso e di Castelsardo.

Ringrazio le persone amiche che hanno contribuito alla realizzazione del video mettendomi a disposizione diverse foto dei loro archivi familiari per creare una memoria condivisa. Anche i brani musicali li ho scelti in coerenza con quell’intento e ispirato dalle opere di Antonio Strinna, nativo del luogo, con il quale condivido una lunga amicizia fin dagli anni giovanili vissuti a Osilo. Questi ricordi, condensati nell’istante di immagini copiate dal film della vita, sono simili a quelle di altre famiglie. Esse vogliono fare memoria della comunità ‘de sos mulinalzos’ perché con questa mia opera rimanga un segno del loro passaggio, la storia di un umile servizio. Un dono da parte mia anche a chi ancora abita quei luoghi, pur se il mondo sembra non avere più bisogno del lavoro, un tempo così prezioso, di quei mulini e di quelle genti. I mulini sono stati un’opera dell’ingegno, (oggi sarebbe eco-sostenibile) alimentata da nostra madre Natura, dalla voglia di fare di uomini e donne, fratelli tutti del tempo passato. (S.P.)