A.Stradivari: violin Back-Josefowitz 1667c and Sabionari 1679 guitar - John Playford 1685
Автор: MdV - Museo del Violino
Загружено: 2024-09-01
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26 may 2024
Audizione speciale: l'antico suono di Stradivari
Antonio Stradivari violin Back-Josefowitz 1667c. (enabled by Bambarone Art Foundation)
Federico Guglielmo, violin
Antonio Stradivari Sabionari 1679 guitar (private collection)
Diego Cantalupi, guitar
John Playford
The Duke of Norfolk or Paul's Steeple (The Division Violin, London 1685)
La chitarra “Sabionari”, del 1679, è una delle cinque di Stradivari oggi conosciute e l’unica a poter essere ascoltata nella configurazione barocca originale, con cinque corde doppie. Il violino “Back”, “Josefowitz”, del 1667 circa, è uno dei primi strumenti di Stradivari oggi conosciuti, stilisticamente ancora vicino alla lezione di Nicolò Amati. Entrambi sono temporaneamente affidati al Museo nell’ambito del progetto internazionale “friends of Stradivari”: il violino da Bambarone Art Foundation, la chitarra dalla famiglia Domenichini.
Il concerto offre, dunque un ritratto maturo e completo degli stili e della voga violinistica della fine del diciassettesimo secolo, quando Cremona era crogiuolo di sperimentazione musicale e liutaria. Nei secoli successivi, tanto il violino quanto la chitarra hanno subito una costante evoluzione, che li ha portati ad assumere la fisionomia oggi conosciuta. Le progressive trasformazioni, dettate dalla necessità di aumentare l’estensione degli strumenti, facilitare l’emissione del suono e l’esecuzione di sempre più ambiziosi virtuosismi, ottimizzarne la resa acustica e perfezionarne l’intonazione, andava di pari passo tanto con l’affinamento delle tecniche costruttive, della lavorazione dei materiali, quanto con l’acquisizione di nuove competenze fisico-acustiche. Pochissimi esemplari, dopo essere stati ammodernati tra diciottesimo e diciannovesimo secolo, sono tornati nella configurazione ritenuta originale.
Il programma proposto da Federico Guglielmo e Diego Cantalupi su due capolavori riportati all’assetto probabilmente primigenio, permette, dunque, di riscoprire suoni e caratteristiche timbriche tipiche di un’epoca segnata tanto dalla genialità di Stradivari quanto dalla maturità temperamentosa del barocco e già preludio al classicismo e allo stile galante. Cremona, fu, all’epoca, patria di grandi liutai, di compositori come Monteverdi, di musicisti come Gasparo Visconti, Andrea Zani o Carlo Zuccari. Si inserisce appieno nel clima culturale della Pianura Padana, dove alcune corti, Mantova, Verona e Ferrara anzitutto, si fecero sostenitrici delle arti e, soprattutto, patrone di ogni ricerca estetica, anche le più bizzarre, che gli artisti volessero tentare al loro interno.
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