📺 Candy Candy: La Sofferenza in Technicolor

Alla Casa di Pony, in una notte d’inverno, viene abbandonata una bambina destinata a conoscere ogni forma di dolore animato. Candy Candy cresce tra orfanotrofi, famiglie ostili, amori che muoiono a cavallo e collegi dove le suore sono meno misericordiose di un plotone d’esecuzione. Piange, viene cacciata, rispedita, umiliata, eppure non si spezza mai. Neanche quando l’unico ragazzo che ama sceglie di restare accanto a una donna che ha perso una gamba per salvarlo.
Nata nel Giappone degli anni Settanta e approdata in Italia nel 1980 con una sigla allegra e uno sguardo da trauma infantile, Candy è l’emblema di uno shōjo che educa attraverso la sofferenza. Dietro ai suoi codini e alle lentiggini, si nasconde una protagonista che resiste a tutto: alla guerra, alla morte, all’abbandono, all’invisibilità.
Tra il manga originale dal finale malinconico e l’anime riadattato per non spezzare troppo il cuore ai bambini italiani, Candy Candy resta una delle figure più controverse, struggenti e amate dell’animazione giapponese. Con Albert che non è davvero suo zio, con Terence che non torna, con Anthony che non si salva, e con una sola certezza: lei c’è. E ci sarà sempre. Con un grembiule da infermiera, due trecce e un cuore che non ha mai smesso di battere.

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