Italia 70 anni all'ONU: Celebrati i caschi blu italiani al Palazzo di Vetro
Автор: LaVoceDiNewYork
Загружено: 2025-11-13
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Video e servizio di Stefano Vaccara
NEW YORK. Al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite si è celebrato giovedì sera uno dei momenti più significativi del 70º anniversario dell’ingresso dell’Italia all’ONU: l’inaugurazione della mostra dedicata ai caschi blu italiani e la presentazione del volume storico-fotografico “70 anni dall’adesione dell’Italia alle Nazioni Unite – I caschi blu italiani al servizio della pace”, realizzato dal Ministero della Difesa e dallo Stato Maggiore della Difesa.
Una sala gremita di diplomatici, rappresentanti militari di numerosi Paesi, funzionari ONU, membri della comunità italiana e giornalisti ha assistito agli interventi dell’Ambasciatore Maurizio Massari, dell’Under-Secretary-General Atul Khare e del Generale di Divisione Alfonso Manzo, autore del volume insieme a Maria Gabriella Pasqualini.
Nel suo intervento, l’Ambasciatore Massari ha ricordato il significato politico dell’ingresso italiano nella comunità internazionale del dopoguerra. “Settant’anni fa l’Italia si unì all’ONU affermando il suo impegno incrollabile per la pace, la cooperazione multilaterale e la responsabilità condivisa tra i popoli”, ha dichiarato.
Massari ha sottolineato come la scelta dell’Italia rappresentasse “non solo il ritorno alla comunità internazionale, ma la convinzione profonda che le sfide globali richiedono soluzioni globali”.
Poi un passaggio che ha colpito la platea: “Il servizio dei nostri militari, uomini e donne con il casco blu, incarna il meglio di ciò che la comunità internazionale può realizzare quando è unita nello scopo”.
Guardando alle sfide attuali del peacekeeping, Massari ha richiamato la necessità di sostenere le riforme dell’ONU: “Dobbiamo fornire finanziamenti adeguati e sostenere gli sforzi per un’ONU più efficiente e pronta allo scopo”.
A prendere la parola è stato poi l’Under-Secretary-General Atul Khare, responsabile del supporto alle operazioni di pace dell’ONU. Il suo intervento è stato un tributo diretto all’impegno italiano nelle missioni dagli anni ’60 a oggi.
“L’ONU esprime la sua gratitudine per il sostegno incrollabile dell’Italia e per i suoi contributi alle operazioni di peacekeeping”, ha detto Khare. E ha aggiunto una frase che ha suscitato un lungo applauso: “Onoriamo le donne e gli uomini che hanno pagato il sacrificio estremo. Non dimenticheremo mai il loro servizio né quello delle loro famiglie”.
Khare ha elogiato il ruolo dell’Italia nell’innovazione logistica e operativa dell’ONU, dal Global Service Center di Brindisi alla capacità medica dispiegata in missioni complesse come UNIFIL. “Avete sempre mandato il meglio”, ha affermato ricordando, con tono personale, i comandanti italiani che in seguito sono diventati Capi di Stato Maggiore della Difesa.
Il Generale Alfonso Manzo, Addetto per la Difesa e Consigliere Militare presso la Rappresentanza Permanente d’Italia, ha ripercorso la storia dell’impegno italiano per la pace, precedente persino all’adesione del 1955.
“Il concetto di peacekeeping cominciò a emergere negli anni ’50, quando Dag Hammarskjöld introdusse un nuovo modo di gestire le crisi internazionali”, ha ricordato Manzo. Da allora, l’Italia è stata presente in ogni fase dell’evoluzione delle operazioni ONU.
Il suo passaggio più intenso ha riguardato il tributo umano: “Più di 50 militari italiani sono caduti sotto l’emblema delle Nazioni Unite. Esprimiamo loro la nostra gratitudine più profonda e la estendiamo alle loro famiglie”.
Manzo ha poi spiegato la struttura della mostra, che attraversa i diversi momenti storici del peacekeeping, dalla Guerra Fredda al Rapporto Brahimi, fino alle missioni del XXI secolo che hanno raggiunto, nel 2010, “oltre 100.000 peacekeepers dispiegati simultaneamente”.
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