Seminara RC un po’ di storia e curiosità (Andrea Mesiti).
Автор: Andrea Mesiti
Загружено: 2023-03-28
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•STORIA
La Città, fondata dai Bizantini scappati da Taureana, nel 951, era popolosa, ricca, piena di attività industriali e centro culturale di primaria importanza, feudo della potentissima Famiglia Spinelli, Grandi di Spagna, fedelissima all'Imperatore, attraverso la quale, Carlo V dominava la Calabria.
Secondo alcune fonti il trasferimento definitivo della popolazione taureanese superstite a Seminara, con la traslazione della sede vescovile, si collocherebbe intorno al 986, anno in cui quasi tutta la Calabria fu devastata dai Saraceni.
•CERAMICA
Nel 2018, Seminara si è finalmente dotata di un caratteristico Museo dedicato all'antica produzione artistica della ceramica in Calabria. Al proprio interno sono custodite le opere più belle della produzione calabrese, fin dalle proprie origini.
Scomparsa l'industria per la lavorazione delle pelli, è invece tuttora presente la lavorazione delle ceramiche artistiche e della terracotta vivacemente colorata che affonda le sue radici all'epoca ellenica.
Sapienti mani degli artigiani che lavorano anche il rame, producono gioielli e tessitura a mano con telai del 1700.
Nella seconda metà dell'800 la produzione subisce un'impennata, tanto che nel 1880 le attività registrano numerosi fornaci, con relativi mulini azionati a mano per la macinazione degli smalti, che davano lavoro ad addetti, tornitori, fornaciai e smaltatori. Si producevano «grossi vasi per l'olio (giarre), stoviglie grossolane ed anche vasi smaltati per decorazioni».
La commercializzazione del prodotto seguiva le vie dei pellegrinaggi, sulla scia della devozione alla Madonna dei Poveri, che attirava a Seminara un notevole concorso di pellegrini, ma anche grazie alla mobilità dei pignatari che allora come oggi non mancavano di esporre le proprie mercanzie alle principali fiere della regione.
Chi di arte se ne intendeva era Pablo Picasso che ebbe a rivolgere verso gli artigiani della ceramica di Seminara la seguente considerazione: "calabresi dalle mani d'oro".
•I PRE-UMANISTI
Seminara, Città culla della Cultura classica. Il monaco erudito Barlaam il dotto e il suo allievo Leonzio Pilato, furono modelli che illuminarono le menti del loro tempo. Furono maestri del Petrarca e del
Boccaccio, da loro educati all'uso della lingua greca per poter padroneggiare la lettura dei testi classici, insegnamenti che hanno influenzato la loro formazione e la loro successiva produzione letteraria.
Il ruolo di presidi della cultura greca, che tali insediamenti monastici svolgevano, attendendo allo studio dei testi classici, è testimoniato dal contributo fondamentale che intellettuali quali Barlaam Calabro e Leonzio Pilato apportarono al lento processo di appropriazione del patrimonio letterario greco da parte dell'Occidente latino, trasmettendo fra l'altro la conoscenza della lingua di Omero a Petrarca e Boccaccio.
Monaco basiliano, nato a
Seminara intorno al 1290, BARLAAM Calabro, al secolo Bernardo Massari, dimorò lungamente a Costantinopoli, sin dal 1328 ricoprendovi la carica di abate del monastero di San Salvatore. Filosofo, astronomo e matematico,
ottenne una cattedra presso lo Studio costantinopolitano e a Tessalonica.
Nelle dispute tra le due chiese, greca e latina, intervenne, quale incaricato ufficiale, in difesa delle tesi ortodosse, con intenti unionisti, finché, in seguito al concilio generale del 1341, fu indotto a lasciare Bisanzio e ad accostarsi al cattolicesimo.
Inviato nel 1339 dall'imperatore Andronico III in missione diplomatica a Napoli, Avignone e Parigi, per guadagnare appoggi in vista di una crociata contro i Turchi, rientrò in Italia, soggiornando a Napoli a partire dal 1341, dove contribuì ad incrementare l'interesse degli umanisti verso le opere degli antichi greci.
Allievo di Barlaam fu LEONZIO Pilato, anch'egli calabrese, il quale per diversi anni segui il maestro nelle sue peregrinazioni, soggiornando, fra l'altro, a Napoli, dove conobbe Giovanni Boccaccio che sarebbe divenuto «il suo discepolo più amato».
Nell'inverno 1358-1359 Leonzio approntò un saggio di traduzione dei primi cinque libri dell'Iliade, su richiesta del Petrarca, il quale, riferendone poi al Boccaccio, la giudicò una versione priva di resa stilistica e redatta in cattivo latino. L'operazione di Leonzio, tuttavia, riuscì utile a rendere comprensibile, parola per parola, una lingua greca al tempo ancora pressoché sconosciuta ai letterati italiani.
Intorno al 1362 il monaco portò a compimento la traduzione integrale di entrambi i poemi omerici, alla quale lavorò durante un soggiorno a Firenze protrattosi per oltre due anni, supportato dal Boccaccio che gli fece ottenere la cattedra di greco presso lo studio fiorentino e gli procurò il testo dell'Iliade in un codice acquistato a Padova. Nel tardo autunno del 1362, Leonzio raggiunse Venezia, dove in quei mesi dimorava il Petrarca. Alla fine dell'estate del 1363 iniziò il viaggio a Costantinopoli, al ritorno dal quale, nel 1365, trovò la morte.
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