Il mio Maestro

Arturo Danesin esegue la Siciliana dalla sua Sonatina in stile antico, che dedicò alla sua allieva Stella Barbero, autrice del testo che scorre durante il video e qui riportato:

Il mio Maestro era il migliore. La prima volta che l’ho visto avevo 8 anni: con il cuore in gola gli ho detto “Ciao!” L’espressione di lui che mi porto dietro da allora è quella dell’istante di stupore dietro gli occhiali spessi prima di mettersi a ridere di gusto…
Il mio Maestro mi piaceva tanto quando si metteva a ridere nel bel mezzo della serietà della lezione, io ero timida e più seria di lui, lo guardavo e mi godevo quel momento di pausa. Mi raccontava della sua vita in orchestra, di come lo prendessero in giro i colleghi perché si metteva il leggio vicinissimo, di quando aveva registrato Casta Diva con la Callas -notando la mia ammirazione poi aggiungeva: “ma all’epoca era grassa!” e mille aneddoti con Mostri Sacri della musica, sempre raccontati con ironia fino all’ultima risata, un istante prima di dirmi: “Stella prendiamo il Signor Solfeggio altrimenti non diventerai mai una musicista!”
Il mio Maestro tirava fuori un libricino con la copertina rossa e con infinita pazienza mi parlava di crome e semiminime, prima di riprendere il flauto e suonare con quel suono speciale che non esiste più, se non nelle orecchie di chi lo ha ascoltato.
Il mio Maestro era il migliore, mi ha guidato lungo le strade della Musica mischiando la dedizione di una maestra delle elementari con l’inflessibilità di un maresciallo, è stato spietato ma poi mi ha portato a vedere i gabbiani sulla spiaggia di Cervo, e io sono sempre riuscita a vedere la fiducia che lui riponeva in me. Questo mi ha insegnato la cosa più importante: crederci sempre, impegnarsi, non arrendersi. Il mio Maestro mi diceva sempre: “lo studio non inganna mai.” E adesso io questa frase la ripeto ogni giorno, ai miei figli, agli allievi e anche ai colleghi che ormai lo conoscono, il mio Maestro.
Lui è intorno a me, quando suono mi dice cento volte cala-cresce, più vibrato, vai a tempo, più pianissimissimo e qualche volta ride di gusto come tanti anni fa, quando gli ho detto “Ciao!” e tutto è cominciato.
Ciao Maestro, grazie.