MINIERA DI MERCURIO CINABRO GALLERIA TERRABUGIO MINIERE DELL'ALTA VALLE DEL MIS 3' EPISODIO
Автор: Giuliano Benetti
Загружено: 2025-01-30
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3' ed ultimo episodio miniere dell'alta Valle del Mis
Si tratta del Centro minerario di Vallalta e Sagron Mis, un complesso industriale attivo dal XVIII Secolo. Sebbene oggi non rimangono che qualche muro del vecchio complesso minerario industriale di Macatoch e l’accesso alle tre gallerie minerarie (due in Provincia di Belluno – la O’Connor e la Vallalta, una in Trentino – Tunnel Terrabugio), l’area costituisce un tesoro storico e culturale dalle grandi potenzialità turistiche.
Sebbene la maggior parte dell’area versi in stato di abbandono quasi totale, se si escludono gli interventi necessari a garantirne la percorribilità apportati da appassionati volontari (da noi incontrati in un articolo di Ottobre 2016 – clicca qui), il valore dell’area è ben noto, tanto da essere stato oggetto di opulenti lavori di miglioramento nella zona delle tre miniere. Per quanto riguarda invece la parte del complesso industriale di Macatoch, solo grazie al lavoro di queste persone appassionate della propria valle e della propria storia è possibile infatti approcciare California, i forni di Macatoch, il vecchio confine Italia-Austria.
La zone è quasi integralmente compresa nel territorio del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ed è meta di arrivo di uno dei 9 sentieri storico-culturali proposti dall’Ente Parco, vale a dire La Montagna Dimenticata.
Galleria O’Connor, mezza allagata e sepolta Scarti di altoforno in località Pian de le Loppe nel centro minerario di Vallalta
Le Miniere della Val del Mis
Le prime tracce attestanti l’attività mineraria nel Comune di Gosaldo si trovano a partire dal 1700. La ricchezza mineraria della zona era probabilmente nota però prima del XVIII Secolo, quando la zona era amministrata dai monaci della vicina Certosa di Vedana. La scoperta del giacimento di cinabro, secondo lo storico Pietro Mugna, sarebbe da ricondurre al 1723, i primi scavi al biennio successivo, mentre la prima concessione per la fruizione del centro minerario di Vallalta sarebbe del 1724 a favore di tal Marco Facen e Zamaria Selle (anche se del 1740 è la prima concessione ufficiale alla famiglia Pisani, potente famiglia nobile veneziana).
Nel periodo successivo a queste prime concessioni, il giacimento non produsse gli utili sperati. In primo luogo, la valle era molto angusta, difficile da percorrere e spesso soggetta alle piene dei torrenti Mis e Pezzea, che spesso e volentieri investivano strade e fabbricati minerari. In secondo luogo, il cinabro veniva trasportato a dorso d’asino da qui a Murano per essere lavorato, con costi che comprensibilmente riducevano di molto l’utile dell’impresa. L’itinerario noto come “La Via del Mercurio” è oggi percorribile ed incluso negli itinerari storico-culturali del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
A partire dal 1770, due imprenditori veneti, Nanni e Pisani, improntarono il lavoro di estrazione su basi più moderne e pragmatiche; fecero realizzare due nuove gallerie che permisero di accedere facilmente al giacimento sotterraneo ed a incrementare sensibilmente la quantità di minerale estratto, che peraltro era di ottima qualità. Saranno però sempre i costi di trasporto verso Venezia e sentenziare una pausa nello sfruttamento del giacimento che durò quasi trent’anni.
Nel XIX Secolo si alternarono più gestioni, sempre con esiti altalenanti; all’inizio del Secolo le miniere furono oggetto delle attenzioni di Melchiorre Zanchi, amministratore delle vicine Miniere di Val Imperina. Esperto tecnico, egli aveva una teoria sullo sviluppo sotterraneo del giacimento di cinabro e promosse la costruzione di una lunga galleria sotterranea. Il suo lavoro si interruppe però presto a causa della scarsità di fondi.
Nel 1852, la zona del giacimento di Vallalta fu acquistata dalla Società Veneta Montanistica, che inaugurò un’epoca fruttuosa; non solo promosse lavori di ricerca importanti (tra cui lo scavo della Galleria O’Connor, il cui accesso è ancora visibile), ma per prima introdusse la lavorazione del minerale in loco, costruendo appositi forni per la distillazione del mercurio. La tecnologia introdotta nella lavorazione del cinabro fu così innovativa che il modello di forno fusorio introdotto a Gosaldo venne utilizzato anche in altre miniere di cinabro nel mondo con il nome di Forno Vallalta. Accanto ai vantaggi della lavorazione in loco sorsero però nuovi inconvenienti, come l’avvelenamento della zona (lavorato nei forni, il cinabro produce zolfo, anidride solforosa e vapori di mercurio) e la perdita di grandi quantità di metallo in fase di lavorazione. Sebbene vi fossero le premesse per continuare i lavori estrattivi, l’incendio dei magazzini della miniera ed una violenta alluvione misero in crisi la gestione, che interruppe i lavori nel 1868.
Ringrazio i miei amici e compagni di avventura per aver realizzato questo video, Alberto Travagin, Luca Leonardi ,
Una passione mineraria che ci accomuna che riesce ad unire le forze per realizzare questi documentari
#miniera #cinabro #mercurio
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