Il Cuore delle Donne - Sintomi e decorso clinico nella Cardiomiopatia ipertrofica e dilatativa

Il Cuore delle Donne - Sintomi e decorso clinico nella Cardiomiopatia ipertrofica e dilatativa
Prof. Iacopo Olivotto

Il Prof. Iacopo Olivotto affronta nel suo intervento in modo sistematico il tema delle differenze di genere nelle cardiomiopatie, mettendo in evidenza come uomini e donne possano presentare caratteristiche cliniche, percorsi diagnostici e traiettorie di malattia differenti, anche quando la base genetica è la stessa. Olivotto guida il pubblico attraverso una lettura critica dei dati scientifici più recenti, integrandoli con l’esperienza clinica maturata in ambito nazionale e internazionale.

Uno dei punti centrali riguarda la cardiomiopatia ipertrofica, una malattia genetica trasmessa in egual misura a uomini e donne, ma che nella pratica clinica mostra una chiara asimmetria: le donne risultano meno rappresentate nelle casistiche, ricevono spesso una diagnosi più tardiva e tendono a presentare una progressione più significativa della malattia. Questo fenomeno è probabilmente il risultato di una combinazione di fattori biologici e sociali, tra cui la perdita della protezione ormonale dopo la menopausa e criteri diagnostici storicamente tarati su parametri maschili.

Le dimensioni corporee e cardiache più piccole nelle donne possono portare a una sottostima dell’ipertrofia quando si utilizzano soglie diagnostiche “standard”, sottolinea il Prof.Olivotto per poi passare ad illustrare l’importanza di criteri corretti per sesso e superficie corporea e a presentare l’utilizzo di strumenti di calcolo che permettono di adattare la diagnosi alle caratteristiche individuali, evitando ritardi che possono compromettere la prevenzione e l’accesso alle terapie.

Ampio spazio è dedicato anche alle forme più severe e precoci, comprese quelle pediatriche e adolescenziali, che pur essendo rare possono avere un impatto clinico importante, soprattutto nelle ragazze. Attraverso casi esemplificativi, viene mostrato come la gravità della malattia non dipenda esclusivamente dallo spessore del muscolo cardiaco, ma anche dalla rigidità del ventricolo, dalla funzione diastolica e dalla presenza di segni di scompenso.

L’intervento affronta inoltre le cardiomiopatie dilatative, sia genetiche sia acquisite, evidenziando come nelle donne il miocardio possa essere più vulnerabile a diversi fattori di stress: terapie oncologiche cardiotossiche, infezioni virali, abuso di alcol e condizioni legate alla gravidanza. Particolare attenzione è riservata alla cardiomiopatia peri-partum, una condizione esclusivamente femminile che può insorgere nelle ultime fasi della gravidanza o subito dopo il parto e che richiede una diagnosi tempestiva per prevenire recidive potenzialmente gravi in gravidanze successive.
Un messaggio chiave riguarda l’importanza della diagnosi precoce: nelle forme ipertrofiche ostruttive, ad esempio, la risposta ai nuovi farmaci innovativi è sovrapponibile tra uomini e donne, ma questo beneficio può essere colto solo se la malattia viene riconosciuta in tempo. Al contrario, una diagnosi tardiva espone soprattutto le donne a uno svantaggio iniziale che può influenzare l’intero percorso di cura.

Olivotto quindi conclude con un invito alla prudenza e alla consapevolezza: le differenze di genere non devono essere viste come eccezioni, ma come elementi strutturali da integrare nella pratica clinica quotidiana. Solo riconoscendole è possibile migliorare la diagnosi, personalizzare le terapie e garantire a tutte le persone con cardiomiopatia – donne e uomini – le stesse opportunità di cura e di qualità della vita.


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