POLIZIA E CARABINIERI CRIMINALITA' E SICUREZZA TRA PROPAGANDA E REALTA'
Автор: ALEYOUTUBE
Загружено: 2025-11-18
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POLIZIA E CARABINIERI CRIMINALITA' E SICUREZZA TRA PROPAGANDA E REALTA' #polizia #carabinieri #news
Criminalità e sicurezza: cos'è propaganda e cosa realtà?
È il 6 novembre e Giorgia Meloni consegna ai social la sua irritazione per le critiche rivolte al governo che non avrebbe investito nulla sulla sicurezza: «Negli ultimi tre anni abbiamo già assunto circa 37.400 agenti nelle Forze di Polizia e prevediamo, da qui al 2027, altre 31.500 assunzioni. Abbiamo sbloccato investimenti fermi da tempo e potenziato mezzi, strutture e tecnologie, previsto strumenti più rapidi ed efficaci e introdotto pene più severe». È vero, sono stati introdotti 15 nuovi reati, dai rave al blocco stradale da parte di manifestanti, all’occupazione abusiva, e aumentate le pene, per esempio fino a 5 anni di reclusione nei casi di accattonaggio con minori. Ma basta rispondere a ogni problema con nuove fattispecie di reato o inasprimenti di pena? Dopo tre anni si possono valutare i risultati andando a vedere le risorse stanziate e le forze in campo.
Il turn over dell’organico, bloccato nel 2010 dal governo Berlusconi poi confermato da Mario Monti, è stato sbloccato nel 2016 dal governo Renzi. Veniamo a oggi con i dati del ministero dell’Interno: a fine 2023 c’era un buco di organico nella Polizia di Stato di 10.271 unità. A fine 2024 era salito a 11.340 (Qui pag. 5) . L’anno prossimo entreranno 4.500 nuovi agenti, ma in 6.000 andranno in pensione. La finanziaria prevede un taglio del 25% del turnover. Nel corso degli anni una decina di scuole di Polizia sono state chiuse, e questo si scontra con la necessità di reclutare rapidamente nuove forze: i corsi di formazione durano fra i 4 e 6 mesi invece di 12. E poi i giovani agenti (quelli che la patente ce l’hanno, perché il bando non ne prevede l’obbligo) vengono sbattuti sulle volanti: oggi 6.851 agenti hanno meno di 25 anni, mentre gli oltre 20mila che superano i 55 sono destinati principalmente al lavoro d’ufficio (Qui pag. 6). Non va meglio con i Carabinieri, sottorganico di 12mila unità (Qui pag.41); alla Guardia di finanza mancano 5.905 uomini (Qui pag.5) ; infine, nella Polizia municipale, negli ultimi anni sono andati in pensione in 8.000, e rimpiazzati solo la metà (dati Anci).
La comparazione dei dati forniti dal Dipartimento di Polizia Criminale e del 2024 rispetto al 2023 (analizzati da Istat e dal Sole 24ore), confermano una tendenza in calo da tempo degli omicidi, ma in aumento i furti (3%), i reati legati agli stupefacenti (3,9%), le violenze sessuali (7,5%), le lesioni dolose (5,8%), le rapine (1,8%). Sono i reati che più influiscono sulla percezione di sicurezza dei cittadini. Il primo e secondo posto per numero di crimini lo incassano Roma e Milano, ma la statistica si fa sul numero dei reati rapportati a quello dei residenti e le grandi città sono popolate da studenti, lavoratori pendolari, turisti, che ne raddoppiano la popolazione. Su Milano per esempio gravitano ogni giorno 3 milioni di persone a fronte di 1,4 milioni di residenti. Per questo motivo le altre città dove i reati di allarme sociale sono cresciuti di più sono: Firenze, Bologna, Torino. Sul primo semestre del 2025 a livello nazionale c’è invece una tendenza generale al calo (meno 4,9%), ad eccezione dei furti in esercizi commerciali. La situazione poi ovviamente cambia da provincia a provincia: a Bergamo sono in aumento le lesioni dolose, minacce e violenze sessuali; a Milano i furti con strappo; a Bologna i danneggiamenti; a Brescia i reati legati agli stupefacenti. Nelle province di Firenze, Aosta, Alessandria, Asti, Bolzano, Foggia, Gorizia, Lecco, Lodi, La Spezia, Massa Carrara, Pistoia, Monza e Brianza, Novara, Padova, Pordenone, Prato, Reggio Emilia, Sondrio, Trento, Varese, Vercelli, il numero totale dei reati negli ultimi sei mesi è salito. Per sapere se questa tendenza si conferma o meno bisognerà attendere l’anno prossimo, quando sarà disponibile il consolidato su tutto il 2025. Occorre poi precisare che si tratta sempre di numeri relativi ai reati rilevati, e non a quelli reali perché spesso le vittime non denunciano: c’è la convinzione di perdere tempo e non risolvere nulla.
Il decreto Sicurezza presentato come scudo a maggior protezione dei cittadini si scontra con un contesto dove non è cambiata una virgola. Aumentare le pene non serve a nulla se poi non si è in grado di applicarle. Per i piccoli reati in flagranza commessi da incensurati (spaccio, borseggio, furto, danneggiamenti) c’è l’arresto e l’immediata rimessa in libertà, con la conseguente reiterazione del reato. La norma prevede di destinarli a un periodo di lavori socialmente utili, ma mancano le strutture disponibili e gli uffici che se ne devono occupare. Le misure a seguito di indagini invece devono fare i conti con la riforma Nordio che impone la convocazione prima dell’arresto, e succede che l’indagato magari non si presenta al giudice: 22 borseggiatrici a Venezia sono scappate.
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