laboratorio 03122025
Автор: Associazione Capolavori
Загружено: 2025-12-05
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A parte il fatto che stanotte ho dormito male, e a parte che ci sono cose da sistemare nella mia vita d’artista – con i suoi meravigliosi alti e bassi, compresi i riscontri economici che a volte sono davvero duri da affrontare – continuo a pensare a quanto questo mestiere sia fragile e potente allo stesso tempo. Mi viene in mente Francis Ford Coppola, che in questo momento sta affrontando una crisi economica perché il suo ultimo film non è andato come sperava. Anche i giganti ogni tanto devono leccarsi le ferite.
Detto questo, ieri abbiamo fatto un’altra sessione molto interessante di laboratorio. Angelo e Agnese erano assenti giustificati, quindi Giuseppe, Paola e Ivan si sono impegnati in brevi monologhi personalizzati.
Ciò che sto conducendo è un lavoro sulla persona, su quel rapporto forte e delicato tra maestro e… ecco, vorrei trovare un sinonimo di allievo. È pur sempre un laboratorio teatrale: è vero che io ricopro il ruolo di maestro, e lo sono davvero, ma il termine “allievo” mi va un po’ stretto. Forse meglio dire interprete, attore, partecipante, praticante, oppure – in una accezione più teatrale – giocatore di scena, navigante, co-creatore. Oppure, più semplicemente, il rapporto tra regista e interprete: forse è davvero la definizione che più si avvicina a ciò che accade.
Il mio lavoro consiste nel ritagliare per ciascuno una partitura, una drammaturgia che aderisca perfettamente alla persona e al personaggio. Non uso tecniche standard. La mia tecnica è l’ascolto. È l’amore, la passione, l’abnegazione. È il desiderio comune di esprimersi su un palcoscenico davanti a una platea nella maniera più incredibile possibile. “Incredibile” per me significa diretta, viva, coinvolgente, qualcosa che il pubblico possa portarsi a casa e continuare a sentire.
Per chiudere: è stata bellissima anche la conversazione con Giuseppe, che mi ha accompagnato a casa. Abbiamo parlato di tutto, e sono felice che questo giovane muratore, che vive sul mare in un luogo che potremmo definire “di confine”, sia così determinato e affascinato da questo lavoro. Mi riempie di nuovi orizzonti e profonda consapevolezza.
Quanto al mal di testa di stamattina, e al mio sonno agitato, non so se dipenda dal trambusto emotivo e dalle preoccupazioni economiche che mi attraversano. Probabilmente sì. Ma, come dicevo nel copione di ieri – ed è secondo me attualissimo – noi andiamo avanti. Portiamo avanti il nostro mestiere, il nostro ruolo, con un unico obiettivo: continuare, nonostante tutto.
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