IL VEGLIONE DI SANTO STEFANO. MONTEFANO (MC) 26 DICEMBRE 1959.
Автор: cyobg56
Загружено: 2023-01-12
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Tradizionale veglione di Santo Stefano al teatro comunale di Montefano (MC) nel giorno del 26 dicembre 1959. Immagini ricavate da una mostra fotografica allestita presso lo Spazio Ghergo di Montefano (MC) dal 23/12/22 al 8/1/23.
Foto di ALFONSO FIORELLI Riproduzioni di FRANCO COPPETTA
Il teatro di Montefano, allora non si chiamava ancora La Rondinella, ma soltanto comunale, e qualcuno si ostinava con la dicitura Costanzi, che per generazioni, non per il cinema, né tantomeno per gli spettacoli teatrali delle compagnie d’avanspettacolo o delle varie filarmoniche composte da dilettanti, si identificava per il “Veglione del 26 dicembre” e il “Veglione di carnevale”.
Passando gli anni, alle selezionate feste per la borghesia agiata e la nobiltà locale, i veglioni degli anni ’50 si sono caratterizzati come serate danzanti alle quali partecipava tutta la gioventù montefanese del paese, ne rimaneva in parte fuori la campagna, ma avevano accesso anche i borgaroli.
L’abito da indossare era quello della festa, ammesso anche il completo non proprio scuro, ma all’obbligo della cravatta non si poteva transigere.
Il veglione aveva inizio già sull’ampio scalone nobile che fa accedere alla platea del teatro. Chi era sopra sul ripiano più alto e sulla seconda rampa di scale, aveva il privilegio di vedere gli ingressi, le mise delle signore e le loro acconciature, chi le accompagnasse, l’assortimento delle comitive.
I palchi erano spesso condivisi fra amici, mentre sul piano di ballo si svolgevano le vere e proprie performance di danza e messa in pratica della propria simpatia. Mode degli abiti e acconciature di donne e uomini, secondo i canoni degli anni ’50, ai quali non si sottraeva l’imitazione dei modelli appresi dal cinema e dal bel mondo dei rotocalchi.
Soltanto la mitica attrice americana degli anni trenta e quaranta, Mae West, nota per la naturalezza sessuale e le battute allusive, era stata capace di tale disinvoltura. Di lei, ci sono molti aforismi che gli sono stati attribuiti, veri o falsi. È nota a tutti, credo, la sua celebre battuta durante una festa di gala. Ballando molto ravvicinata con il prestante Clark Gable, disse all'amico attore e forse amante: "Hai una pistola in tasca o sei tanto felice di vedermi?.
Anni dopo, durante uno dei tanti veglioni nel teatro di Montefano, una giovane coppia sta ballando un tango. La guerra era passata da tempo, la gioventù ha voglia di divertirsi e le comitive si spostano oramai da paese in paese.
Mìbbê teneva saldamente tra le sue braccia, la più bella ragazza della comitiva di Montecassiano, e fra i due c'erano stati alcuni approcci precedenti. Lui era giovane aitante, biondo di capelli, gli occhi azzurri della sua genia, e veniva chiamato dagli amici musicanti della banda, per via del Mib, il Mi bemolle che non gli riusciva con lo strumento. Lei, Mari', una splendida ragazza, quasi alta quanto Mìbbè, figlia più bella di un venditore ambulante di lupini, disinvolta, capelli lunghi castani fino alle spalle, ovale del viso ben formato e vispo e sorridente. Entrambi si piacevano, forse a tutti e due piaceva filare.
Al momento della serata danzante, entrata nel pieno della notte, l'orchestra attacca un tango orecchiabile.
Nella melodia passionale delle note del tango, Mìbbê si accosta sempre di più a Marì. Ad ogni giro, quello che prima era uno sfiorarsi degli abiti leggeri del ballo, diventa una continua strùscjata, dei movimenti di Mìbbê, su Mari'. Ad un certo punto, lei, mentre sta ballando, senza arrossire per nulla, continuando a sorridere, guardandolo e sfuggendo subito dopo, gli dice: "Se continui cuscì, cocco, te sporchi lì davanti!". Piermarino Simonetti
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