Milionario paralizzato rifiutato da tutti… finché la figlia della colf non lo invita a ballare
Автор: Lacrime Di Vita
Загружено: 2025-12-10
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La luce dell'alba filtrava attraverso le tende di seta, disegnando striature dorate sul pavimento di marmo dell'attico. Alessandro Moretti aprì gli occhi, e come ogni mattina degli ultimi tre anni, per un brevissimo istante dimenticò. Per un secondo magico, era ancora l'uomo che correva cinque chilometri prima di colazione, che conquistava sale riunioni con la sua presenza magnetica, che faceva innamorare le donne con un solo sguardo.
Poi provò a muovere le gambe.
E la realtà tornò a schiacciarlo come una morsa d'acciaio.
"Buongiorno, signor Moretti," la voce fredda di Marco, il suo assistente personale, ruppe il silenzio. L'uomo entrò nella camera con l'espressione di chi compie un dovere spiacevole. "Ho preparato la sua agenda per oggi. Alle dieci, videoconferenza con i consulenti finanziari. Alle undici—"
"Annulla tutto," Alessandro interruppe, la voce roca. "Non ho intenzione di parlare con nessuno oggi."
Marco sospirò, quel sospiro paziente e irritante che Alessandro aveva imparato a odiare. "Signore, con tutto il rispetto, ha già cancellato gli ultimi quattro giorni di appuntamenti. I suoi soci stanno iniziando a—"
"A cosa? A preoccuparsi?" Alessandro rise amaramente, girandosi verso la finestra. "Sono bloccato in questa sedia, Marco. Cosa credono che possa fare? Scappare?"
Il silenzio che seguì era denso di tutto ciò che non veniva detto. Marco raccolse i documenti con movimenti misurati e si diresse verso la porta. "La signora Giulia arriverà alle nove per le pulizie. Ho lasciato il pagamento sulla scrivania."
Alessandro non rispose. Ascoltò i passi allontanarsi, la porta chiudersi con un clic definitivo. Poi, quando fu certo di essere solo, lasciò che la maschera cadesse. Le spalle si afflosciarono, la mascella si strinse in una smorfia di dolore che non aveva nulla a che fare con il corpo.
Tre anni prima, era al volante della sua Lamborghini, tornando da una cena con investitori giapponesi. La strada era bagnata, l'ora era tarda. Un camion aveva saltato un semaforo rosso. Il resto era storia: vertebre fratturate, nervi recisi, una vita spezzata in un istante che era durato un'eternità.
Gli avevano detto che era fortunato ad essere vivo. Alessandro non si era mai sentito più sfortunato.
Il suono del citofono lo strappò dai suoi pensieri. Nove in punto. Giulia era sempre puntuale.
"Permesso?" La voce era gentile, calorosa. Giulia Torrini aveva cinquantasei anni, mani consumate dal lavoro e un sorriso che sembrava sfidare ogni difficoltà della vita. Aveva iniziato a lavorare per Alessandro due anni prima, quando gli altri dipendenti domestici si erano licenziati uno dopo l'altro, incapaci di sopportare i suoi scatti d'ira e il suo isolamento autoimposto.
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