TIRTEO: Elegia dell'esortazione alla Virtù militare - Lettura metrica in distici elegiaci
Автор: ANGELO IOCCO
Загружено: 2021-05-20
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link testi in greco antico di Tirteo dei Lirici greci
http://www.poesialatina.it/_ns/Greek/...
Esortazione alla virtù civile
Fr. 10 West, in distici (sinizesi al v. 14 ψυχέων), dalla fonte Contro Leocrate di Licurgo vv. 106-107
Al verso 12 οὔτ' ὄπις οὔτ'ἕλεος ὀπίσω τέλος codd.: corr. Bergk, cfr. Odissea, XIV, 14, 82. L'emendamento comunemente accolto è quello dell'Ahrens ὀπίσω γένεος per il confronto con il fr. 9, 30 Gentili-Perrotta γένος ἐξοπίσω. Il parallelismo degli οὔτε e altre considerazioni di ordine stilistico e concettuale rendono più persuasiva la correzione del Bergk. La sola obiezione potrebbe essere sollevata dal confronto con il passo odissiaco, dove ὅπις vale, come sempre in Omero in "vendetta divina", qui non appropriato
Sviluppi semantici o usi nuovi di parole omeriche sono ben documentabili in Tirteo[38]. Da confrontare Pindaro, Olimpica II, 6, per l'uso di ὅπις nel senso di "riguardo" verso l'ospite. L'uomo che va errando vagabondo non trova cura, né rispetto e né considerazione; la disposizione chiastica dei sostantivi è in una efficace gradazione di valori, con disposizione a carattere rafforzativo con aggettivi accompagnati confrontati con ὅπις.
Il testo proviene dalla citazione dell'oratore Licurgo, ci sono dubbi se i gruppi dei vv 1-14 e 15-32 facciano parte della stessa elegia, oppure siano le parti iniziali di due diverse elegie, la prima indirizzata ai cittadini, la seconda ai giovani guerrieri. La mossa iniziale in ambedue le parti è parenetica, la prima parte che si rivolge all'uditorio nella forma del "noi" ha inizio con affermazione vigorosa: "è bello morire per la patria", la seconda nella forma del "voi" ai giovani perché combattano per la patria. In sostanza la parenesi seconda appare come una ripresa enfatica della prima esortazione, e sono stati avanzati dubbi anche riguardo all'esortazione di Callino, per la forte somiglianza.
Nei vv. 1-14 l'esortazione al valore si concretizza nell'immagine del guerriero vigliacco che fugge, abbandonando la patria, e portandosi la madre, il vecchio padre e i figli, mendicando tra odio e disonore collettivo. Nei vv. 15-32 l'incitamento ai giovani perché combattano valorosamente e non fuggano, abbandonando i guerrieri più anziani, si attua nell'immagine squallida del vecchio guerriero nudo "che esala la propria anima nella polvere", mentre si tiene con le mani i genitali lordi di sangue. Numerosi sono i parallelismi con espressioni, locuzioni ed emistichi omerici. I vv. 1-14 ricordano l'esortazione di Ettore in Iliade XV, 494-99, i vv. 15-32 trovano confronto con Iliade, XXII, 71-76. Ciò che in Omero è descrizione, in Tirteo diventa incitamento[39] L'esemplificazione, il criterio selettivo e chiaro degli esempi di Tirteo per l'esortazione al coraggio, attinge più spesso all'arte omerica e in generale al repertorio dell'etica agonale arcaica, ma nuovi sono gli sbocchi ideali, nuova l'accezione semantica. La "virtù" tirtaica ha premesse storiche molto diverse da quella omerica, anche se ha come base una concezione eroico-agonale; ha dietro di sé l'esperienza della lunga guerra messenica per il possesso di un territorio di vitale importanza per l'economia spartana.
L'amore per la patria propagandato dal poeta è l'amore per l'intera comunità spartiata, nel momento critico dei vv. 14-31,32, dove si esige il sacrificio del singolo cittadini per la patria per salvare la città dalla schiavitù. L'eroismo omerico dei canti ha una sua ragione individualistica, nasce dal sentimento dell'onore e del desiderio di gloria, in Tirteo trascende i valori agonali, ha come presupposto una ragione etico-comunitaria, l'ideale della città. Chi fugge dalla guerra perde ogni valore e onore, il vero uomo valente che può aspirare all'onore supremo della gloria eterna, con la vittoria in battaglia, è chi da prova del suo coraggio e della sua ferma volontà di resistere al nemico. Si tratta insomma del primo caso nella lirica greca in cui appare il tema della virtù civica in un contesto storico ben specifico nell'antica Grecia, che verrà riutilizzato insieme a quello dell'uomo valoroso e saggio da Senofane e da Simonide.
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