Consiglio Comunale del 300625: La Mascalucia...svizzera!

Considerazione sul Consiglio Comunale del 30 giugno (che va visto per capire!)

L’assessore al bilancio Alessio Cardì è un raro e singolare diamante grezzo, dotato di quell’innata capacità oratoria che mescola sapientemente l’arte della retorica con il teatro da salotto. Quando prende la parola, anche le sedie vuote del Consiglio sembrano drizzarsi per ascoltarlo, stregate da una verbosità tanto affascinante quanto inarrestabile.
Un moderno incantatore di serpenti, ma al posto del flauto ha il microfono del Consiglio e come pubblico… qualche sparuto masochista (compreso il sottoscritto, ahimè!) collegato via social, forse in cerca di un’alternativa all’uncinetto o al solito caffè alla macchinetta con acqua prelevata dal torrente Forcile.

Nel trattare il bilancio di previsione, il nostro Alessio ha dipinto un quadro così luminoso e idilliaco da far impallidire una cartolina svizzera. Un racconto così celestiale che l’ascoltatore distratto, con due neuroni e mezzo ancora attivi, potrebbe temere di aver inconsapevolmente inalato qualche sostanza psicotropa e di essersi ritrovato – puff! – nel comune di Neuchâtel, dove i bilanci non solo tornano, ma si inchinano puntualmente come orologi svizzeri.
Peccato che, tolta la seta dell’eloquenza e i ricami da oratore consumato, resti la nuda verità: e no, caro Alessio, non è affatto Neuchâtel quella che si staglia all’orizzonte. Altro che orologi svizzeri e aiuole che profumano di puntualità: qui il panorama urbano assomiglia più a Juba, capitale del Sud Sudan, almeno per quanto riguarda i servizi essenziali e la poesia urbana della vita quotidiana – con buche che sfidano la geologia e cacche di cani sui marciapiedi che brulicano di effluvi estivi tali da poter competere con una confezione di Chanel n°5 scaduta da trent’anni.
Eppure, Alessio, non posso non riconoscerti quella sagace malizia politica – una specie di jujitsu istituzionale – che ti permette di uscire dagli angoli più scomodi del dibattito con la grazia di un diplomatico in frac.
Ma vedi, e qui nasce il dilemma filosofico, a cosa serve un Comune che, dopo un mezzo miracolo numerico (ne diamo atto!), può vantare un bilancio dignitoso, se appena si fa un passo fuori da Piazza Livatino la città ci prende in giro con l’eleganza di una pernacchia collettiva?
I soldi, se ci sono, vanno spesi – e spesi bene. In cose vere, tangibili, non solo nelle infografiche con colori pastello o nelle mille ri-aperture di Parchi cittadini che si ripetono nel tempo anche se ne abbiamo solo due.
Per fortuna che il PNRR ha bussato alla nostra porta con quei fondi benedetti: senza di essi, certi cantieri si sarebbero materializzati giusto nel 2074, e pure con riserva.
Quindi, caro Alessio, se sei riuscito a incantare persino quel vecchio lupo di mare di Turi Maugeri — che, diciamocelo, di sirene ne ha sentite parecchie e non si lascia incantare facilmente — ormai non puoi più far finta di nulla. Sei il bardo supremo del bilancio, il Virgilio del DUP, colui che guida il popolo smarrito tra le colonne dei capitoli e dei residui attivi con la grazia di un prestigiatore che estrae surplus da un cappello vuoto.
E chissà, magari dietro quelle pause ben dosate e quegli ammiccamenti verbali all'opposizione calibrate al momento giusto, si nasconde un sindaco in potenza, uno di quelli che "no, figurati, non ci penso nemmeno", ma intanto prende le misure alla fascia tricolore e si esercita davanti allo specchio col discorso d’insediamento.
Si mormora, del resto, che in un Conclave chi entra Papa esce cardinale. Forse ho bruciato il tuo nome, sì — ma l’ho fatto per affetto, come si fa col pane prima di metterlo in forno: per farlo venire su meglio.
E poi, diciamolo (mi sembro Fiorello che imita La Russa!) , se vuoi una vita lunga e serena, magari togliti questa malsana idea.
Perché qui a Mascalucia, più che mangiare chiacchiere… le digeriscono male e le capiscono pure peggio.

Con affetto, stima e certo che avrai ben compreso la mia satira,

Giuseppe Reina
Editor Mascalucia DOC


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