PER LE ANTICHE SCALE

Questa settimana saliamo “Per le antiche scale” e scopriamo l’ennesima perla musicale del poliedrico e camaleontico Ennio Morricone (per il quale non riesco più a trovare aggettivi) che compone una colonna sonora intensa e drammatica che si sposa alla perfezione con l’omonimo film. Spicca un intenso Marcello Mastroianni nei panni di uno psichiatra ricercatore che vuole tentare nuove strade nello studio e nell’analisi delle cause che portano alla follia.
Il film del regista Mauro Bolognini è tratto dall’omonimo romanzo “Per le antiche scale” di Mario Tobino primario dell’ospedale psichiatrico di Lucca, vincitore del Premio Campiello nel 1972.

Ascoltare questa musica e vedere il film, che non conoscevo, mi ha ricordato quando da ragazzo suonavo alle feste degli ospiti (detti “pazzi”) dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio nella mia città natale di L’Aquila.

Spesso, i frati francescani si recavano a visitare l’ospedale per dare un po’ di conforto ai ricoverati. La pulizia del pavimento della Basilica, in occasione della Perdonanza Celestiniana, rientrava tra i contributi (non impositivi) elargiti dagli ospiti del nosocomio.
Così, ogni anno, in uno dei pomeriggi di fine agosto, lo strofinio delle ramazze, lo scorrere dell’acqua e il vociare, a tratti altisonante, dei degenti, rimbombavano tra quelle navate intonando un tipo di coro inusuale per quell’ambiente sacro.

Da quei giorni, la Madonna, cui la chiesa è stata consacrata, non ha più accolto tra le sue braccia questi suoi umili vicini; la legge Basaglia ha deciso di percorrere altre vie, ponendosi come obiettivo un diverso approccio per la cura e l’assistenza di coloro che sono affetti da disturbi psichici.

Un approccio che non fa leva sull’ospitalità, spesso, coercitiva del malato come precetto curativo, bensì sull’inclusione, quale migliore formula terapeutica.
Non dimentichiamo che oggi, parte dell’onere dell’assistenza ricade sulle famiglie, le quali, pur riversando tutto l’affetto possibile verso i loro congiunti, a volte hanno difficoltà nel combattere una battaglia umana e sociale difficile dalla quale una società, denominata civile, non può e non deve estraniarsi.