Nino Rota (1911-1979):Quartetto per archi (1948/54) I Solisti di Roma
Автор: Massimo Coen
Загружено: 2019-01-11
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Allegro moderato / Adagio non troppo / Allegro robusto
I SOLISTI DI ROMA
MASSIMO COEN e MARIO BUFFA violini
MARGOT BURTON viola
MAURIZIO GAMBINI violoncello
Roma, Palazzo Altemps 19 09 2000
registrazione privata
Nino Rota
Compositore, nato a Milano il 3 dicembre 1911 e morto a Roma il 10 aprile 1979. L'apparente candore e la cristallina fluidità della sua musica racchiudono un nucleo più segreto di mistero e malinconia, suscitatore di immagini e di memorie, e le sue colonne sonore colpiscono per eleganza e limpidezza, per una forza evocativa che illumina l'animo dei personaggi e amplifica l'immaginazione del regista. Ciò appare evidente nel sodalizio che legò R. a Federico Fellini, di cui musicò tutti i film a partire da Lo sceicco bianco (1952) fino a Prova d'orchestra (1979). Per quest'ultimo gli venne assegnato un Nastro d'argento "alla memoria", significativa conclusione di una serie inaugurata nel 1957 dal Nastro d'argento vinto per le musiche di War and peace (1955; Guerra e pace) di King Vidor e proseguita nel 1958 per Le notti bianche (1957) di Luchino Visconti, nel 1964 per 8 1/2 (1963) di Fellini e nel 1969 per Romeo e Giulietta (1968) di Franco Zeffirelli. Con The godfather, part II (1974; Il padrino ‒ Parte II) di Francis Ford Coppola, nel 1975 R. vinse inoltre l'Oscar per la miglior colonna sonora originale.
La sua produzione pianistica, cameristica, sinfonica si fece apprezzare per il delicato fluire musicale, talvolta ingiustamente scambiato per semplicismo, lontano da ogni vezzo avanguardistico ma nemmeno inconsapevole della lezione novecentesca di I.F. Stravinskij, E. Satie, K. Weill. R. trasferì questa impostazione anche nel cinema con una prolificità sorprendente (compose oltre centocinquanta colonne sonore) e risultati mai corrivi ma al contrario sospesi in un'aerea grazia che divenne inconfondibile cifra rotiana. Le sue collaborazioni cinematografiche erano iniziate nel 1933 alla Lux Film con le musiche per Treno popolare di Raffaello Matarazzo, ritmate sul convulso e vivace procedere del racconto corale. Si consolidò poi il rapporto con Renato Castellani, di cui musicò, tra gli altri, Zazà (1944), Mio figlio professore (1946), Sotto il sole di Roma (1948), È primavera… (1950), cogliendo di questi film l'affettuoso e semplice sentimentalismo, così come quello con Mario Soldati ai cui film Le miserie del signor Travet (1945), Daniele Cortis (1947), Fuga in Francia (1948) offrì il contributo di un racconto musicale dagli ampi spunti tematici. Negli anni Cinquanta l'intesa con Fellini andò ben oltre il semplice rapporto di collaborazione e divenne affinità elettiva. Nel mondo musicale scaturito da questo incontro il confine tra la visione e la sua eco musicale si dissolve in un'unica suggestione onirica, impregnata di teatralità, a volte impalpabile e astratta, a volte piena di timbri e di umori circensi, di evocazioni da una memoria antica e popolare. Così per la sognante e tragica musicalità di La strada (1954), da cui il compositore trasse anche un balletto nel 1955, e per le tenere cadenze di Le notti di Cabiria (1957). Oppure per le immaginazioni barocche, infere, persino funebri di La dolce vita (1960), 81/2, Giulietta degli spiriti (1965), Fellini Satyricon (1969), Roma (1972), Il Casanova di Federico Fellini (1976), dove il modulo della marcetta "dei gladiatori" del circo equestre si espande in variazioni misteriche o in inquietanti e sgangherate fanfare, un impasto ritmico che invece si scioglie in un'estenuata malinconia, con i ricordi sognati o le risatine infantili, nelle colonne sonore di I clowns (1970) o di Amarcord (1973). Il lavoro di R. per Luchino Visconti si sviluppò invece in rapporto alla raffinata cultura letterario-musicale del regista, e si tradusse in assonanze di atmosfere culturali: l'impalpabilità ovattata del tema romantico in Le notti bianche, le formule folkloriche e le suggestioni jazzistiche in Rocco e i suoi fratelli (1960), il sinfonismo e il respiro del melodramma in Il Gattopardo (1963). Per i due film shakespeariani di Zeffirelli, La bisbetica domata (1967) e Romeo e Giulietta, R. seppe ripercorrere con una preziosità delicatissima la stroficità modale delle canzoni a ballo rinascimentali, ritrovando quel senso della festa teatrale che aveva già espresso nel teatro lirico con un capolavoro di sottigliezza lieve e ironica come Il cappello di paglia di Firenze (1955) o nella collaborazione con Eduardo De Filippo, sia per le musiche di scena sia per l'opera lirica ricavata dalla commedia Napoli milionaria (1977), o ancora nel balletto-commedia Le Molière imaginaire (1976) di Maurice Béjart.
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