Torre del Greco giugno 23 giugno 1448 "Lucrezia D'Alagno, una torrese alla Corte del Re
Автор: NESSUNO82
Загружено: 2023-10-23
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Da un'dea di Carlo Boccia, "Lucrezia D'Alagno, una torrese alla Corte del Re".
Lucrezia d’Alagno: una bellissima “trezza bionda“, grandi e profondi “occhi negri“, movimenti aggraziati come quelli di una “ninfa” e un’intelligenza straordinaria che svegliava ogni attenzione. Fu una donna tanto straordinaria da far perdere la testa ad Alfonso d’Aragona, all’epoca uno degli uomini più potenti d’Europa.
Aveva appena 18 anni quando incontrò per la prima volta Re Alfonso, che invece aveva ben 54 primavere. Bastò uno sguardo per far scoppiare una passione talmente intensa e travolgente che convinse il Re a fare qualsiasi cosa per assecondare voglie, desideri e bisogni della sua giovane amante che riuscì ad avere un potere pari a quello del sovrano, pur non ottenendo mai la corona.
Alfonso d’Aragona volle subito indagare sull’identità della giovane ed ottenne subito le informazioni desiderate: si era da poco trasferita a Torre del Greco ed era figlia di una famiglia della nobiltà originaria di Amalfi appartenente al sedile di Nido: Cola d’Alagno, il padre era un ex dignitario del potente Re Ladislao.
Per amore Alfonso si trasferì per lungo tempo a Torre del Greco, dove fece ristrutturare una torre, oggi sede del Municipio, e regalò un giardino intero alla sua amata, che ancora oggi si chiama "Orto della Contessa".
Quel 23 giugno 1448 il Re Alfonso d’Aragona, che cinque anni prima era entrato a Napoli, aprì il corteo. Il sovrano catalano amava passeggiare fra le strade del popolo ed era particolarmente appassionato di cortei e feste solenni: cercava ovunque andasse eleganza, sfarzo e grandi banchetti, anticipando di un secolo le mode rinascimentali.
Si avvicinò alla sua regale figura una giovane ragazza dai lineamenti incantevoli e dalla presenza quasi mistica. Alfonso fermò l’intero corteo per osservarla mentre, con gesto quasi naturale, gli offrì una piantina d’orzo. Era un segno.
Il sovrano, sorridendo le diede alcune monete d’oro per ricambiare il suo gesto: queste monete erano soprannomin e “Alfonsini“ perché c’era l’effigie del re. Fu così che Lucrezia d’Alagno ricambiò il sorriso e, con le mani piene d’oro, rispose: “Di Alfonso me ne basta uno“. Fu amore.
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