Il metodo Charmat o Martinotti
Автор: Gustami Eccellenze
Загружено: 2022-09-19
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Il metodo Charmat o Martinotti permette in pochi mesi di produrre vini freschi e immediati, dalla beva disimpegnata, rotondi e fruttati.
E’ la metodologia produttiva che permette di produrre il Moscato d’Asti e il Prosecco di Valdobbiadene, giusto per intenderci..
Questo metodo viene generalmente visto in contrapposizione al più nobile metodo classico o metodo champenoise…ma in entrambi i casi, occorre ricordare, il punto di partenza è sempre un vino fermo. Bianco, rosato o rosso che sia…
Proprio perché permette di ottenere spumanti in tempi assai rapidi è diventata il metodo preferito dall’industria spumantistica. Servono infatti 4 o 5 mesi, al contrario degli anni necessari per un metodo classico.
Prima di entrare nell’aspetto tecnico occorre chiedersi: cosa si vuole ottenere con un metodo charmat?
Lo scopo è quello di ottenere un vino spumante che risalti l’immediatezza dei profumi dell’uva, i cosiddetti caratteri primari, più legati al fruttato e al floreale. Un vino gioviale e di prontissima beva.
Si utilizzano - a tal fine - prevalentemente uve aromatiche e semi-aromatiche - per esaltare quanto appena detto.
Come si produce dunque questo spumante?
Si parte dal vino bianco, lo si mette in una autoclave a temperatura e pressione controllata di acciaio inox e vi si aggiungono lieviti e zuccheri.
Come quantità di zuccheri siamo intorno ai 20/25 grammi litro per andare ad ottenere intorno alle sei atmosfere.
I lieviti iniziano il loro lavoro di trasformare i gli zuccheri in alcol e CO2 e così avviene la seconda fermentazione.
Al contrario della prima, questa fermentazione non può disperdere la CO2, perché il liquido si trova in un contenitore a tenuta stagna, pertanto la CO2 rimane all’interno dell’autoclave stessa.
Il processo è assai breve, specie se confrontato con il metodo classico.
Dura fra i 30 e i 90 giorni, periodo dopo il quale i lieviti finiscono completamente la loro azione perché hanno svolto interamente la loro opera di trasformare gli zuccheri e si depositano al fondo dell’autoclave, da dove verranno poi tolti.
A questo punto, il vino viene travasato in un’altra autoclave e filtrato con una filtrazione iperbarica (cioè ad una pressione più alta di quella dello spumante) per non disperdere l’anidride carbonica e far svanire le bollicine.
Ma com’è questo metodo Charmat quando andiamo ad assaggiarlo?
Come sappiamo vengono utilizzate uve aromatiche e semiaromatiche per valorizzare la parte fruttata e floreale, cosiddetta primaria, delle uve, pertanto è proprio questo che andremo a trovare nel bicchiere…grandi profumi e molto immediati, poco evoluti…
Quanto ai colori saranno più scarichi e più brillanti, il perlage non è granché fine e al naso sentiremo un bouquet di frutta fresca, fiori e - in alcuni casi - note erbacee.
Al palato sarà fresco e di pronta beva, mai persistente perché i molteplici filtraggi vanno a togliere complessità e permanenza al palato del vino stesso.
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