[BRICIOLE#49] RE(G)ALE ABBANDONO - Venerdì Santo
Автор: CENTRO ALETTI - EDIZIONI LIPA
Загружено: 2018-03-23
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Commento alle letture del Venerdì Santo
Is 52,13- 53,12; Sal 30; Eb 4,14-16; 5,7-9; Gv 18,1- 19,42
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TRASCRIZIONE
Comincia in silenzio la liturgia del venerdì santo. Con i ministri sdraiati a terra, in segno di prostrazione e di adorazione. La liturgia ci ricorda che polvere e silenzio sono necessari per poterci accostare al trono della croce fino a riconoscere in esso non un luogo di fatale sconfitta, ma un segno di misteriosa vittoria.
Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente (Is 52,13)
Sembra impossibile guardare un patibolo e interpretarlo come un palcoscenico di amore infinito e libero. Eppure la voce del profeta Isaia è raggiunta e rilanciata anche da quella dell’autore della lettera agli Ebrei. Le due letture cospirano fino a creare una sinfonia di rivelazione assordante e irresistibile.
Cristo nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito (Eb 5,7)
Non si può che restare attoniti e sconcertati di fronte a queste parole. Esaudito? Ma come? In che modo Dio ascolta e — soprattutto — esaudisce le preghiere? Se il Padre non ha risparmiato la morte al suo Figlio, come si comporterà con noi quando gli offriremo tutte le nostre lacrime? Quando grideremo a lui tutta la paura che resta?
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8-9)
Il destino del servo sofferente ci annuncia che, in realtà, siamo tutti ascoltati da Dio meglio e più profondamente di quanto immaginiamo. Dobbiamo solo convertirci e accettare il fatto che la preghiera non serva per ottenere cose, ma per far maturare in noi un frutto di amore libero. Questo è il fine ultimo della preghiera: smettere di chiedere — a noi stessi e a Dio — “perché?” e accettare di diventare noi la “causa” che manca.
«Ecco l’uomo» (Gv 19,5)
Il Cristo della passione e della croce è l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Non quello terrestre, sempre così incline a volersi salvare a ogni costo, ma quello celeste capace di pagare personalmente il prezzo del desiderio di dare vita agli altri. Dopo averci ricordato che possiamo realmente essere presenti nella nostra storia, il triduo pasquale oggi ci ricorda che possiamo regalmente abbandonarci all’avventura di essere uomini e donne fino in fondo. Come terra assetata, arida, deserta. Prossima a risorgere.
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BRICIOLE DI PAROLA è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La cananea del Vangelo ci insegna che bastano le briciole per saziarci.
Briciole di Parola si aggiunge al Vangelo festivo commentato da p. Marko I. Rupnik.
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