Favola di Natale
Автор: Andrea Perego
Загружено: 2023-12-20
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Babbo Natale aveva appena finito di impacchettare i doni; aveva trascorso settimane a incartare, infiocchettare, impilare, stipare, organizzare. Aveva messo a punto la slitta, nutrito le renne, oliato i cardini delle ruote. Finalmente si prese una serata di riposo prima della grande notte e del gran lavoro che lo aspettava. Entrò nella vecchia taverna, si sedette a un tavolaccio di legno e ordinò una bottiglia di liquore alle erbe e ferro come ricostituente. Sapeva che l’oste lo preparava con cura, lasciava a macerare le erbe giuste, aggiungeva poi la china e il citrato di ferro. Risultava un sapore a cui ci si doveva abituare, non era proprio buono ma una volta fatto il palato, diventava quasi familiare. Cominciò a berne qualche sorso quando si accorse che davanti a lui si era seduta una signora un po’ sfiorita, dimessa, con un golfino azzurro cenere e i capelli raccolti alla bell’e meglio in uno chignon miserello. Gli fece compassione e le offrì un sorso di liquore allungandole la bottiglia. La signora alzò appena il mento in un cenno di ringraziamento, afferrò la bottiglia e bevve qualche sorso. Si pulì il naso col dorso della mano e domandò: «Tu sei Babbo Natale, no?»
«Sì, rispose lui, sono proprio io. E tu chi sei?»
«La Befana.»
«Ma dai, davvero?»
«Perché, non si vede?»
«Beh, sì, in effetti…», ammise Babbo Natale passandole di nuovo la bottiglia.
«Sai che ti dico, caro Babbo Natale? Che noi siamo le più sfortunate fra le creature della fantasia di quei cretini che ci hanno messo a servizio dei loro desideri.»
Babbo Natale la guardò sorpreso ed esclamò: «Zucche fritte! Perché mai sei così avvilita e pensi questo?»
«Perché?! Ma guardali! Stanno tutto l’anno a raccontarsi fandonie sui social, a fingere, ingannare, tradire, litigare. L’altra sera ho incontrato la Fama e l’Ambizione, andavano a fare una passeggiata insieme e non ti dico che aria da gran vanitose hanno messo su! Avevano le vesti con l’orlo sbrindellato dalle unghie dei tanti che le ghermiscono, e che gran vanto se ne facevano! E ti è capitato di vedere Narciso recentemente?»
«No», rispose Babbo Natale con aria stupita.
«Nespole, non ti dico! Ora porta corona. Sì sì, un diadema con non so quante perle, e collane, e bracciali, una perla per ogni porco che gli si è venduto. Metterà su un negozio, immagino…»
«Ma cosa mi dici, non ne sapevo nulla…»
«Eh, caro, tu non sai niente. Sei troppo buono. Guida una carrozza d’oro, trainata dalla Vanità e dal Delirio, ma non so dove lo porteranno; secondo me farà la fine di Fetonte. Da’ retta a me, vecchio mio: quelli laggiù fanno per tutto l’anno quel che par loro comodo, poi si ripuliscono la coscienza in questi giorni, e a noi tocca tutto il gran lavoro. Ma ti pare davvero che meritino tutti i doni che porti tu e i regali che dovrei portare io?»
«Sai cosa ti dico?», le rispose Babbo Natale spalancando gli occhi celesti. «È da un bel po’ che sono stanco di far questo lavoro ogni anno, e forse hai ragione: è venuto il momento di andare in pensione. Anche le mie renne sono vecchie e stracche.»
«Bravo!», esclamò la Befana scolando dalla bottiglia l’ultima goccia di liquore. Poi aggiunse: «Facciamo una bella cosa: ora ci prendiamo altre due bottiglie, una per te e una per me, ce ne andiamo insieme in un bel posticino di mare, ci sediamo in spiaggia, e lasciamo che quest’anno loro, laggiù, restino con un palmo di naso a domandarsi perché mai non sono arrivati i regali che avevano chiesto, preteso e atteso. Chissà mai che qualcuno si dia una risposta, e – credi a me – questo è il miglior regalo che possiamo far loro!»
Così la Befana e Babbo Natale andarono a riposare in spiaggia, bevendo liquore e mangiando ragù di renna.
Testo e voce: Andrea Perego
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