Operazione antimafia ad Agrigento: 14 misure cautelari per traffico di droga e metodo mafioso Al ve
Автор: fivedabliuTV
Загружено: 2025-08-01
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Operazione antimafia ad Agrigento: 14 misure cautelari per traffico di droga e metodo mafioso. Al vertice il detenuto James Burgio
All’alba di oggi, 1° agosto 2025, i Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento hanno eseguito un’importante operazione antimafia che ha portato all’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 14 persone, tutte accusate di far parte di un’associazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), riguarda soggetti già coinvolti nel fermo disposto lo scorso luglio. Tredici degli indagati si trovano già in carcere, mentre uno è stato sottoposto agli arresti domiciliari. Le misure sono state eseguite, oltre che ad Agrigento, anche all’interno di istituti penitenziari a Palermo, Trapani, Caltanissetta, Enna, Gela, Voghera, Lecce e Taranto.
L’indagine, avviata nel dicembre 2024, rappresenta il seguito di un’operazione che lo scorso gennaio aveva già portato all’arresto di 48 persone, con l’obiettivo di ricostruire le dinamiche interne e gli equilibri di potere delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta. Le investigazioni hanno rivelato un’organizzazione tutt’altro che indebolita, capace di gestire traffici illeciti, mantenere collegamenti stabili con l’esterno anche durante la detenzione e compiere atti violenti per imporre il proprio controllo sul territorio.
Figura centrale emersa dalle indagini è quella di James Burgio, detenuto al momento dell’inchiesta, che sarebbe riuscito a guidare l’associazione dall’interno del carcere grazie a un costante accesso a dispositivi di comunicazione. Proprio l’analisi dei contenuti di uno smartphone sequestrato nella sua cella ha permesso di ricostruire una rete criminale ben strutturata, attiva nel traffico di cocaina e hashish, e collegata a esponenti di primo piano di Cosa nostra agrigentina come Pietro Capraro e Gaetano Licata.
L’attività investigativa ha documentato anche una lunga serie di atti intimidatori: estorsioni, incendi dolosi e colpi d’arma da fuoco contro abitazioni, negozi e veicoli. Tra gli episodi più gravi, l’incendio dell’auto di un imprenditore a Porto Empedocle e l’uso di un fucile mitragliatore AK-47 – un kalashnikov – per colpire una rivendita di frutta e un panificio.
Durante le perquisizioni legate all’esecuzione dei fermi del 10 luglio scorso, i militari hanno sequestrato armi da guerra, 16 panetti di hashish per oltre un chilo e mezzo di sostanza, migliaia di munizioni e un giubbotto antiproiettile. Particolarmente significativo l’arresto in flagranza di Cristian Terrana, fermato a Porto Empedocle con oltre 500 grammi di cocaina e diverse migliaia di euro in contanti.
Secondo gli inquirenti, l’organizzazione aveva non solo il controllo del traffico di droga ma anche la capacità di gestire, intimidire o eliminare chi tentava di operare al di fuori del loro sistema di autorizzazioni criminali. Il quadro emerso descrive un'organizzazione mafiosa ancora fortemente radicata, in grado di evolversi e adattarsi, nonostante le numerose operazioni repressive subite negli ultimi anni.
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