Racconti di un altro mondo: Sardegna-Nuraghe Santu Antine - Necropoli S. Andrea Priu -10° parte HD
Автор: grazia video
Загружено: 2025-10-29
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Il nuraghe Santu Antine, chiamato anche sa domo de su re, è una delle testimonianze più significative della civiltà nuragica, costituisce uno dei più chiari esempi dell’architettura megalitica del mediterraneo, fa parte del complesso monumentale di Santu Antine di Torralba ed è uno dei nuraghi più maestosi e importanti dell'intera Sardegna, rappresenta la sintesi e l’apogeo dell’architettura di età nuragica.
Era il caposaldo insediativo di Cabu Abbas, meglio conosciuta come “valle dei nuraghi”.
La necropoli a camere ipogeiche di Sant'Andrea Priu è un sito archeologico di età prenuragica, si trova nella piana di Santa Lucia nel comune di Bonorva, è costituita da una ventina di tombe o domus de janas, risalenti al Neo Eneolitico, di queste tre sono le più importanti e meglio conservate. La necropoli venne riutilizzata per un lungo arco di tempo. Nel medioevo la “Tomba del Capo” venne trasformata in luogo di culto cristiano, come è avvenuto in Cappadocia-Turchia. La "tomba del capo" è una struttura monumentale scavata nella roccia, si sviluppa in senso longitudinale, ma con importanti sviluppi laterali; in tutto si tratta di 18 ambienti.
L'accesso è dato da un atrio che porta in un vano semicircolare il cui soffitto è lavorato con fasce radiali a rilievo che simulano le travi di legno della copertura reale delle capanne.
Dopo questo vano si trovano due altri vani rettangolari, ognuno con due colonne, da cui si accede ad altre stanze più piccole, che a loro volta conducono ad altri ambienti, con loculi e piani per la deposizione dei defunti.
La ""tomba a capanna circolare"" presenta nell'ingresso fossette per offerte ricavate nel pavimento, fossette presenti anche nella cella vera e propria. Il soffitto della cella circolare, a forma conica, è anch'esso decorato in modo da rappresentare il tetto di una capanna.
La terza tomba ("tomba a camera") è a pianta rettangolare ed è coperta dalla raffigurazione di un soffitto architravato a doppio spiovente, sostenuto da due pilastri.
Dal 2025 è una delle 17 necropoli prenuragiche della Sardegna iscritte nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco per il suo significato storico e archeologico.
Rebeccu è l'unica frazione del comune di Bonorva, Il centro è posto a mezza costa del monte Cuccuru de Pischinas a un'altezza di 408 m e da questa posizione domina la piana di Santa Lucia. Rebeccu, è associato alla leggenda della figlia del re di Rebeccu e della sua maledizione”Rebeccu, Rebecchei da ‘e trinta domos non movei” (“Che Rebeccu non superi mai le trenta abitazioni”), è uno dei racconti che si narrano da queste parti.
A lanciare questa maledizione, prima di lasciare il paese, fu la principessa Donoria, figlia del Re Beccu, quando venne cacciata dal paese e condannata all’esilio perché ritenuta una strega. Dopo la partenza di Donoria seguì l’inizio del declino e dello spopolamento del borgo a causa del rapido dilagarsi della malaria. Questo sito in Età Romana si trovava lungo la strada che collegava Cagliari a Olbia. Durante il Medioevo è stato capoluogo della Curatoria di Costaval, nel Giudicato di Torres.
Nei secoli Rebeccu subì traversie e mutazioni di vario genere. Oggi è praticamente disabitato, ciò nonostante vi è un piccolo ristorante molto grazioso con cucina del territorio. Le piccole case affacciate sulle strette e tortuose vie scavate nella roccia mantengono inalterato il fascino dell’antico borgo, anche se vi è qualche accenno di ristrutturazione..
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