B02 Antropologia delle religioni (Antr. cult. Modulo B) lezione 02 registrata l'11 novembre 2025
Автор: Pietro Vereni
Загружено: 2025-11-13
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Magia, religione, scienza e senso comune
la lezione B02 verte sul rapporto tra magia, religione e scienza, intese come diverse forme di uscita dal senso comune. L'antropologia considera magia e religione non come fasi evolutive che precedono la scienza, ma come strategie di spiegazione del mondo.
Il bisogno umano di senso e l'età assiale
L'essere umano è naturalmente semiotico; ha un bisogno intrinseco di individuare un senso nella realtà che pratica. Senza questo senso (che può essere l'amore, la politica o un sommum bonum), l'esistenza perderebbe la sua motivazione. La specificità della religione è considerare questo livello ulteriore come presente e accessibile.
Storicamente, molte culture erano immanentistiche, dove il sacro (spiriti, antenati) non era relegato in un "altrove assoluto". L'emergere della religione può essere visto come un progressivo "sfratto del sacro" dal mondo materiale. Questo coincide con l'età assiale (dall'VIII secolo a.C.), che porta al disincantamento del mondo (Max Weber) e alla progressiva separazione di spirito e materia.
Il dibattito evoluzionistico tra magia, religione e scienza
La magia è la concezione dell'azione umana che accede a canali per gestire il potere sovraumano, manipolandolo, spesso attraverso l'associazione simbolica (come nel malocchio o nella fatturazione). Gli evoluzionisti ottocenteschi vedevano una progressione sequenziale:
1. magia: come una "scienza fallace", un tentativo di manipolazione. Gli operatori magici sono figure prometeiche che "imbrogliano" o "rubano" il potere.
2. religione: emerge per rassegnazione quando la magia fallisce, portando il soggetto a ossequiare o implorare poteri causali (gli dèi) anziché manipolarli.
3. scienza: il passo finale, che individua i veri rapporti di causa-effetto.
Questa visione sequenziale è superata; l'antropologia riconosce la compresenza di questi modi di relazionarsi alla realtà.
L'origine dell'anima: morte e sogno
La predisposizione a concepire un livello ulteriore e l'idea universale di anima (una psichicità ulteriore) nascono da due esperienze umane fondamentali: la morte e il sogno.
L'osservazione della morte spinge a interrogarsi sul livello ulteriore, poiché viene meno il respiro (spirito). Il sogno (come descritto nella poesia il primo sogno di Billy Collins) rende ragionevole l'ipotesi di una parte del sé che si può staccare dal corpo. Quando queste esperienze individuali vengono socializzate e condivise, si trasformano in un sistema di senso (la religione).
Durkheim e l'homo duplex
Émile Durkheim interpreta la religione come il modo in cui la società prende consapevolezza di un livello ulteriore, che è, in realtà, la proiezione della struttura sociale (parentela, gerarchie).
Durkheim introduce l'Homo duplex (uomo a due livelli):
• livello profano: l'esistenza individuale.
• livello sacro: raggiunto attraverso l'autotrascendenza (la "scala nella mente" di Jonathan Haidt), in cui l'individuo si unisce in una comunità morale. Questo livello nasce da emozioni collettive intense che uniscono il gruppo.
La funzione evolutiva della religione
Jonathan Haidt, basandosi sulla teoria della selezione multilivello di Darwin e Wilson, vede la religione non come un "bug" (un errore), ma come un tratto evolutivo che ha favorito la selezione di gruppo. L'autotrascendenza è vantaggiosa perché la coesione del gruppo (funzionante come un superorganismo) risolve il problema dei free riders (scrocconi), conferendo un vantaggio evolutivo al gruppo che coopera.
Horton: la religione come sistema teorico
Robin Horton (1965) sostiene che la religione è una modalità di pensiero teorico funzionalmente simile alla scienza, in quanto entrambe superano il senso comune per spiegare la realtà.
Spiegare per Horton significa:
1. Andare oltre la molteplicità dei fenomeni.
2. Cercare l'unità dei principi e delle cause.
3. Individuare un principio d'ordine (passaggio dal caos al cosmos).
La differenza cruciale è nelle metafore utilizzate: la scienza occidentale usa metafore materiali, mentre i sistemi tradizionali africani usano metafore sociali (ad esempio, uno squilibrio nelle relazioni sociali spiega fenomeni come la malattia o la siccità). Il pensiero religioso in questi sistemi è coerente ma, a differenza della scienza occidentale, è chiuso rispetto all'introduzione di variabili esplicative esterne al modello.
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