"Patologie alcol correlate: Il nostro impegno per i giovani e i fragili"
Автор: CEMAD - Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS
Загружено: 2024-11-26
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A colloquio con il Prof. Giovanni Addolorato (Dipartimento Scienze Mediche e Chirurgiche Università Cattolica, UOC Medicina Interna e Patologie Alcol correlate, Pol. Gemelli IRCCS), seconda parte. Per saperne di più https://www.cemadgemelli.it/
"L'elemento caratterizzante che più mi sembra interessante è quello che nel corso degli anni riguarda i pazienti, le persone senza fissa dimora.
Nel corso degli anni, abbiamo cercato di assicurare l'accesso alle cure primarie a persone che normalmente non hanno questo tipo di accesso e che vanno in pronto soccorso. Magari in pronto soccorso non vengono gestiti per l’iper-afflusso del pronto soccorso. Questi pazienti alla fine vanno via senza essere visti.
Nel corso degli anni con un progetto iniziato dal nostro preside professor Antonio Gasbarrini, da me in collaborazione con l'Elemosineria del Vaticano, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio e anche con la Caritas abbiamo creato un percorso che fa sì che questi pazienti possano essere gestiti.
All'inizio abbiamo dato un giorno specifico ai pazienti senza fissa dimora, le persone più fragili o in estrema povertà.
E questo giorno era gestito da me e dal mio collaboratore Tommaso Dionisi e Valeria Maccauro, fortemente dedicati a questo.
Poi ci siamo resi conto che dare un giorno poteva essere qualcosa di esclusivo. Al contrario, l'idea era quella di essere inclusivi, per cui i pazienti in estrema povertà o senza fissa dimora, vengono visti in tutti i giorni in cui c'è l'ambulatorio, in sala d'attesa ci saranno persone che hanno disponibilità, che hanno integrazione, persone che invece sono nel sistema povertà e i numeri sono cresciuti via via con il tempo e grazie alla collaborazione dell'Elemosineria del Vaticano, in particolare con la collaborazione di Monsignor Konrad Krayeski e con la Comunità di Sant'Egidio. Questi pazienti, oltre a essere gestiti per la loro dipendenza da alcol, sono stati anche, in una percentuale molto elevata, reintegrati.
I pazienti senza fissa dimora che vengono trattati possono andare a dormire la notte in questo posto, in questa struttura, attualmente in fase di ristrutturazione. Dormendo dentro il campus, è la prima realtà nata in Italia, con una struttura all'interno di un campus universitario possono essere gestiti anche dai medici volontari. Abbiamo pubblicato i dati in termini sia di efficacia, cioè riduzione dell'intake alcolico e mantenimento dell'astinenza.
Sia in termini di reintegrazione sociale su una rivista che si chiama Alcool and alcoolism che è la rivista organo ufficiale dell'European Society Biomedical Research and Alcolism, il nostro organismo scientifico europeo.
E la soddisfazione è di essere stato un apripista perché nel corso degli anni, avendo sfatato un preconcetto che con questi pazienti non ci puoi lavorare, niente di più falso, ci puoi lavorare benissimo. Altre realtà hanno iniziato a lavorarci, è stata già pubblicata una conferma sia inglese sia una conferma che viene dai paesi nordeuropei scandinavi. Insomma, grande soddisfazione.
Purtroppo nel corso degli anni abbiamo mutuato un'abitudine, un fenomeno che viene definito binge drinking dai paesi del Nord Europa.
Per moderate quantità facciamo una premessa, si intende un'unità alcolica, cioè un bicchiere di vino, lattina di birra, un bicchierino di superalcolico nella donna, diviso ai due pasti principali. Metà bicchiere a pranzo metà bicchiere a cena. E questa unità alcolica, questa quantità, non deve essere erroneamente pensata come si faceva negli anni 70/80, come effetto protettivo sul cuore. Non esiste nessun effetto protettivo, i dati in letteratura ci fanno capire che qualunque quantità è tossica. Quello che vige è la regola less is better, meno bevi, meno rischi corri.
Se stai all'interno di queste quantità e non hai patologie che controindicano l'uso, il rischio è basso. Rischio basso non significa comunque né che ti protegge né che hai un rischio zero.
Nei paesi del Nord Europa invece l'uso era diverso sotto forma di binge drinking, cioè si beveva fuori pasto a scopo psicotropo, non per sentire il sapore, ma per avere l'effetto o per diciamo la parte socializzante.
Purtroppo, questa distinzione con le nuove generazioni è completamente scomparsa. Sono adolescenti e già dire abuso e adolescenza è un ossimoro perché normalmente fino a 18 anni non hai sistemi enzimatici per metabolizzare l'etanolo, quindi non. È proprio. Niente dire questo fenomeno del binge drinking significa che, se sei donna assumi quattro o più unità alcoliche, se sei uomo 5 o più unità alcoliche in breve tempo, 15/20’ per avere l'effetto psicotropo. Ora, dal momento che a noi piace eccellere, noi abbiamo mutuato questa abitudine dai paesi nord europei in cui il Binge drinking si attesta intorno al 30%, ma li abbiamo completamente superati. In un'indagine fatta in questa università, indagine che ha coinvolto diversi licei romani, la percentuale del binge drinking si è attestata al 60%. (...)
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