Il laboratorio dell'Università di Torino che produce carne coltivata

Mangiare carne senza allevamenti intensivi e in modo sostenibile: in un laboratorio dell’Università di Torino, sta diventando realtà. La carne coltivata nasce dalle cellule staminali che, all’interno di bioreattori, in condizioni simili a quelle fisiologiche del corpo animale possono trasformarsi in cellule muscolari. Il risultato è carne vera, con lo stesso sapore e gli stessi valori nutrizionali, ma senza l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi. Nel 2050 ci saranno oltre 9 miliardi di persone sul pianeta, e alimentarle tutte richiederà soluzioni innovative come questa e i vantaggi sono enormi. Dalla riduzione dell’impatto ambientale al miglioramento della salute.

Sebbene circa il 40% della ricerca in questo settore sia condotta da enti privati in Europa, la Commissione europea non ha ancora stabilito, nell'ambito del regolamento sui nuovi alimenti, norme comuni per la commercializzazione nell'UE.

Se un'azienda vuole richiedere l'autorizzazione a commercializzare un nuovo alimento presenta la richiesta e l'Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) dà un parere scientifico.

In Italia, la carne coltivata è vietata dalla legge n. 705 del 2023. Il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare ha giustificato il provvedimento con la necessità di proteggere il patrimonio agroalimentare tradizionale, esprimendo preoccupazioni anche sulla sicurezza alimentare.
Il 29 gennaio l’UE ha chiuso la procedura di notifica del divieto italiano poiché la legge è stata approvata senza rispettare i termini previsti e violando quindi la direttiva 1535/2025. Questo comporta il fatto che la legge italiana, in realtà, non può produrre nessun effetto legale.

Abbiamo intervistato Lù Casini, ricercatore e divulgatore del progetto Cult Meat, per farci raccontare tutto sulla carne coltivata e sulle sue implicazioni.

Questa è DEEP, la rubrica di VD che analizza i temi più attuali legati all’Intelligenza Artificiale, il digitale e le loro implicazioni sociali, culturali ed etiche.

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