Ricordarsi dell’avvenire - XXXIII Domenica del T.O.
Автор: Giuseppe Mani
Загружено: 2025-11-14
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Come se il raffreddamento del pianeta, le minacce terroristiche, i disastri ecologici, le inondazioni e il terrore delle guerre non bastassero, oggi anche il Vangelo ci aggiunge la fine catastrofica del mondo. Questa Parola del Signore è allarmante, tanto più che non se ne conosce la data.
È vero che queste predizioni sono messe in relazione alla distruzione del tempio di Gerusalemme dell’anno 70 d. C. e gli avvenimenti che accompagnarono le prove del popolo di Israele, ma è chiaro che Luca scrive in filigrana della fine del mondo con le parole di Gesù in una prospettiva più larga. Per noi oggi che senso possono avere queste linee?
Vigilanza. “Non lasciatevi ingannare! Molti verranno nel mio nome”. Molto attuale l’esortazione di Gesù alla vigilanza. Nella nostra epoca proliferano guru e falsi cristi che utilizzano i fatti storici per dominare la credulità e la sofferenza che domina fino all’angoscia la vita delle persone. Le sette forniscono fantasie della fine del mondo. “Guardatevi!”
Cercate il senso della storia. Ai discepoli che chiedono della data Gesù non risponde. Non precisa la misura del tempo umano, ma ne dona il senso. Ha un fine, una sua finalità, che conduce passo passo verso il compimento garantito dalla resurrezione di Cristo che annuncia la vittoria definitiva sulla morte e sul peccato. Questa finalità polarizza la storia della Chiesa con le sue ombre e le sue luci. Orienta la nostra storia personale con le sue sofferenze. Siamo in cammino verso la vita.
Appoggiarsi sul sicuro. Come i discepoli si appoggiavano sulla solidità del tempio, oggi noi ci appoggiamo giustamente sulle tecniche della nostra epoca: elettroniche, spaziali, informatiche, l’onnipresenza telefonica. Per i paesi ricchi la tentazione è grande di addormentarsi confidenti sulla sicurezza dei beni materiali e la complessità dell’organizzazione sociale. Contare sulla capacità anestetizzante dei media.
La fragilità è evidente: nella disparità tra ricchi e poveri, terremoti, uragani, terrorismo che fa tremare la terra intera, malattie, separazioni. Il Vangelo ci invita a cercare solidità e il punto di appoggio che non fallisce è quello trovato nella Parola di Dio che ci illumina e ci sostiene.
Fedeltà. Tener viva la speranza. “Non abbiate paura!” Questa parola profetica di Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato ha rassicurato i discepoli. La caduta del Comunismo ha liberato la chiesa da un grande nemico. Anche se nel momento presente non mancano motivi di sofferenza per la chiesa non possiamo abbandonarci a morosità o scoraggiamento, perché Lui non ci abbandona “Si è offerto per Lei!”.
Dare buona testimonianza. Affrontare le turbolenze della storia umana e delle persecuzioni non con atteggiamento passivo. Si tratta di rendere attivamente testimonianza. Il vangelo non nasconde che queste prove potrebbero essere occasione di martirio. Sappiamo che la testimonianza più convincente non è quella delle parole, ma degli atti: gesti di pace, di tolleranza di condivisione e di perdono. San Paolo rimprovera i tessalonicesi per la smobilitazione di una attesa mal compresa.
L’Eucarestia ci aiuta a tenerci svegli nell’attesa del Signore.
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