Racconti di un altro mondo -Sardegna-Orgosolo Fonni -6° parte
Автор: grazia video
Загружено: 2025-10-24
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ORGOSOLO
Custode di antiche tradizioni, al centro dell’Isola, a venti chilometri da Nuoro, Orgosolo è un paradiso incontaminato, offre scorci di una Sardegna incantevole e senza tempo.
Rispetto alla prima volta che lo abbiamo visitato più di venticinque anni fa, è profondamente cambiato, anche se esternamente pare rimasto uguale, è l’atmosfera che è cambiata.
Oggi è un paese invaso dai turisti, lungo la via principale è un susseguirsi di negozi e negozietti, che vendono di tutto, bar e ristorantini, che all’epoca erano molto rari.
Un paese-museo questo è Orgosolo. La storia, il malessere sociale, la giustizia, il dissenso, la politica, fatti di cronaca, vita quotidiana e tradizioni pastorali, oggi come allora tutto raccontato sui muri. Orgosolo rivela un profondo legame con le sue radici barbaricine e con usi e costumi di un tempo: è la patria del canto a Tenore, patrimonio dell’Umanità Unesco, nonchè paese dei murales. Il borgo è famoso in tutto il mondo per i suggestivi dipinti che adornano stradine e piazze, case del centro storico e facciate di nuovi edifici. Alla fine del XIX secolo, il paese salì alla ribalta per il banditismo: il regista Vittorio De Seta, in ‘Banditi a Orgosolo’ (1961), ne descrive la lotta in difesa delle terre espropriate dallo Stato. Durante il Novecento si sviluppò il fermento culturale, tuttora attivo, del muralismo, in origine strumento di protesta.
FONNI
Siamo passati da Fonni per visitare il santuario della Madonna dei Martiri, un complesso architettonico religioso di grande impatto visivo. Situato in una vasta piazza circondata da cumbessias, è costituito dal convento dei frati minori Osservanti.
Il Santuario, oltre a essere meta devozionale, specialmente in occasione delle feste annuali dedicate alla Vergine dei Martiri, è sede parrocchiale.
L'area dove sorge l'attuale complesso, situata nel rione Logotza, fu donata ai francescani dal fonnese don Stefano Melis.Padre Giorgio d'Acillara ne prese possesso il 16 aprile 1610 e intorno al 1633 si conclusero i lavori di costruzione del convento e della chiesa, intitolata alla Santissima Trinità. Nel 1702, per volontà del padre guardiano Pacifico Guiso Pirella,furono avviati i lavori di costruzione della basilica, dedicata a Sancta Maria ad Martyres, e del santuario sottostante, intitolato ai santi Efisio e Gregorio Magno, considerati gli evangelizzatori della Barbagia (mentre in realtà si interessò dei popoli barbaricini soltanto papa Gregorio I). Vi operarono maestranze lombarde, tra cui il capomastro Giuseppe Quallio e lo stuccatore Giovanni Battista Corbellini, mentre la decorazione pittorica di gusto vernacolare è opera di Pietro Antonio e Gregorio Are, artisti locali. Entro il 1759 fu completato l'oratorio di San Michele, a pianta centrale, ispirato a modelli lombardi e decorato da Gregorio Are. Dopo l'unità d'Italia, in seguito alle leggi eversive il convento ospitò la caserma, la pretura e il municipio, per essere riconsegnato ai frati nel 1960.
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